Landini a Catania “No al ponte, no all’autonomia”
Dal Ponte sullo stretto all’autonomia differenziata, passando, ovviamente, dai problemi del mondo del lavoro in Sicilia. Sono diversi i temi toccati nella sua tappa catanese dal segretario della Cgil Maurizio Landini che ha partecipato, a Santa Venerina nell’ex scuola di formazione sindacale Passopomo, ad un incontro dal titolo: “Il lavoro costruisce il futuro”, nell’ambito di un progetto di ristrutturazione e riorganizzazione. Come detto diversi i temi trattati dal leader del sindacato, in primis quello attualissimo del Ponte sullo stretto di Messina. ”Continuo a pensare – ha detto Landini – che in un paese che ha la situazione infrastrutturale dell’Italia bisognerebbe fare le infrastrutture di fondo. In Sicilia ci sono ancora binari unici, servono ore e ore di treno per spostarsi da una città all’altra. Credo che la priorità assoluta oggi sia quella di realizzare gli investimenti previsti dal Pnrr, su cui, peraltro, siamo in grave ritardo, e di avere una politica che metta al centro non solo le infrastrutture materiali che servono, ma anche quelle sociali che mancano come asili, scuole ed ospedali”.
Critica e non è una novità, in questo senso, l’opinione riguardo alla riforma dell’autonomia differenziata: “Siamo radicalmente contrari a cambiare la nostra costituzione perché pensiamo che il problema sia applicarla e realizzarla e l’idea dell’autonomia differenziata è un danno. Il nostro paese – aggiunge- e’ già abbastanza diviso e frantumato. Già adesso ci sono troppe divisioni. Ci sono più di venti sistemi sanitari – ribadisce- non ci sono gli stessi diritti e le stesse tutele dappertutto. Diritti come quello alla salute e all’istruzione, non sono garantiti’. L’obiettivo è fare sistema ed avere leggi e provvedimenti che vanno in questa direzione. L’autonomia differenziata divide il Paese e non è quello di cui abbiamo bisogno”. Landini si è poi soffermato sul mondo del lavoro, partendo dal lato più oscuro e difficile, quello degli infortuni e delle, troppe, morti bianche. Landini sottolinea come “si continui a morire sul lavoro: le notizie passano, però i dati sono sotto gli occhi di tutti. In un anno abbiamo più di mille morti sul lavoro, ci sono 500 mila infortuni sul lavoro e abbiamo oltre 70 mila malattie professionali riconosciute. Sono i dati del 2023, e primi dati del 2024 sono ancora peggio e non si stanno prendendo provvedimenti”. Non manca, in questo senso, l’attacco all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni: “Il governo ha scelto di non confrontarsi con le organizzazioni sindacali. Qui si continua a morire sul lavoro e non si fanno provvedimenti, i salari sono bassi e non aumentano. Anziché pensare alla lotta all’evasione fiscale fanno i condoni e continuano ad aiutare quelli che le tasse non le pagano”. Un pensiero va anche ai giovani: “Bisogna cambiare – ha detto il segretario Cgil – tutte le leggi che stanno condannando i giovani alla precarietà. È necessario rimettere al centro il lavoro significa un lavoro non precario, dignitoso che permetta alle persone di vivere con dignità. Oggi questa cosa non sta accadendo e abbiamo 120 mila giovani che ogni anno, in particolare dal mezzogiorno, vanno via dal nostro paese”.