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Cronaca

Processo a don Rugolo la difesa: non c’è reato

di Redazione -





Si era conclusa con la richiesta di condanna a 10 anni di reclusione la requisitoria del pm Stefania Leonte nella prima fase del processo – i primi giorni di gennaio – a Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna accusato di violenza sessuale su minori.
Nella requisitoria, durata circa sei ore, la sostituta procuratrice aveva ricostruito gli elementi che portarono all’incriminazione del sacerdote, le prove e i riscontri degli inquirenti, le testimonianze a carico del sacerdote, agli arresti domiciliari dall’aprile 2021. Nell’ordinanza si legge che in Emilia il sacerdote ha avuto rapporti con due diciannovenni del luogo e incontrato in un albergo di Ravenna un suo ex allievo di Enna. Inoltre, dall’analisi del suo computer sono emersi innumerevoli download di foto di uomini nudi. Per ultimo, tra il marzo 2020 e gennaio 2021 si sono registrati accessi a siti porno con la chiave di ricerca “teen” a qualsiasi ora, e con una media di almeno 60 volte al giorno.
Nella seconda udienza, che si è tenuta martedì 13 febbraio da circa mezzogiorno e durata fino a tarda serata, la parola è passata alle difese di Giuseppe Rugolo: difatti, ieri è stato il giorno dedicato alle arringhe dei legali dei responsabili civili e dello stesso sacerdote. Quello nei confronti di Rugolo, per il legale della Diocesi di Piazza Armerina, Gabriele Cantaro, è un “processo mediatico” mentre per l’avvocato della parrocchia di San Giovanni, Mauro Lombardo, la modalità di rapportarsi ai giovani di Rugolo, che per salutare toccava le parti intime, sarebbe “ormai stata sdoganata”. E per dare dimostrazione di ciò ha mostrato in aula la famosa immagine di Roberto Benigni mentre tocca, ironicamente, Pippo Baudo.
Una immagine televisiva che nulla ha a che vedere con un processo di questo calibro. Eppure, la difesa si baserebbe proprio su questo. Difatti, come viene sottolineato da uno dei legali del sacerdote Rugolo, l’avvocato Antonino Lizio, si tratterebbe di “Un cambiamento di costumi”. Con questo motivo, il legale e il collega Dennis Lovison chiedono l’assoluzione di Rugolo.
Tra gli elementi sostenuti dalla difesa, vi è anche un assunto: sarebbe grave rovinare la vita a un sacerdote per un “non reato”.
In aula è stato proprio l’avvocato Lovison a svelare che il primo consulente psichiatra di Rugolo sarebbe indagato e gli sarebbe stata sequestrata la cartella clinica.
Ricordiamo che nel processo – e quindi in Aula – si sono dichiarati parte civile gli avvocati Eleanna Parasiliti Molica – a difesa della vittima che con la sua denuncia aveva fatto partire l’inchiesta della procura di Enna nei confronti di Rugolo; insieme all’avvocato Mario Caligiuri per Rete l’abuso, unica associazione italiana che si occupa di sopravvissuti alle violenze clericali. Con loro anche l’avvocato Irina Mendola assiste l’associazione CoTuLeVi, Contro tutte le violenze.
L’avvocato Giovanni Di Giovanni, invece, è parte civile per i genitori della vittima. Ora, dopo l’udienza di martedì, la sentenza è attesa per il prossimo 5 marzo.