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Pietro Bartolo lascia il Pd: “Partito sempre più autoreferenziale”

di Vincenzo Migliore -





Pietro Bartolo lascia il Partito Democratico. L’annuncio arriva con un post sui social, parole misurate ma nette, che segnano la fine di un percorso politico durato anni e costruito, prima ancora che nelle sedi di partito, sul campo dell’impegno civile.

Medico per lungo tempo nel poliambulatorio di Lampedusa, Bartolo è stato uno dei volti più riconoscibili della gestione dell’emergenza migratoria sull’isola, diventando poi europarlamentare a Bruxelles e sfiorando la rielezione alle ultime europee. Nei mesi scorsi aveva già lasciato la segreteria regionale dei Dem in Sicilia. Ora la decisione più radicale: l’uscita dal partito.

“Non sussistono più le condizioni perché io resti nel Partito democratico – scrive –. Il Pd affonda le sue radici in valori che ho sempre condiviso, ma chi oggi lo guida ha progressivamente perso il contatto con la realtà delle comunità locali e con i bisogni concreti delle persone”. Un giudizio severo, che si fa ancora più duro quando Bartolo parla di un partito “sempre più autoreferenziale, impegnato ad alimentare faide interne e giochi di potere, a discapito del bene collettivo e delle reali esigenze dei territori”.

Non è però un addio alla politica. Anzi. “Il mio impegno non verrà meno”, assicura Bartolo, rivendicando la volontà di lavorare alla costruzione di “un’alternativa credibile alle destre” e di continuare a spendere energie per un’area politica che torni ad ascoltare la collettività. “Lo farò in modo nuovo – aggiunge – in un contesto in cui il contributo di ciascuno possa essere valorizzato e non osteggiato”.

Una scelta che ha il sapore della frattura, ma anche della coerenza. Perché, come lascia intendere lo stesso Bartolo, quando un partito smette di ascoltare i territori, non è solo una crisi interna: è il segnale che la politica rischia di smarrire la sua ragion d’essere. E a quel punto, restare diventa meno onesto che andarsene.