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Nomine Parco delle Madonie: tre candidati in corsa e centrodestra diviso

di Edoardo Gentile -





Le nomine al Parco delle Madonie rischiano di far saltare l’accordo politico all’interno del centrodestra siciliano. La partita delle presidenze degli enti regionali è entrata nel vivo, ma la scelta del nuovo vertice dell’ente naturalistico madonita si è trasformata in un terreno di scontro che coinvolge sindaci e partiti.

La partita delle nomine in Sicilia

Sono circa trenta le nomine di sottogoverno da distribuire nelle prossime settimane in Sicilia. Tra queste, diciotto sono particolarmente delicate: si tratta delle presidenze degli Iacp (Istituti Autonomia Case Popolari), degli Ersu (Enti regionali per il diritto allo studio) e dei quattro parchi regionali – Madonie, Alcantara, Nebrodi ed Etna.

Un pre-accordo di massima era stato raggiunto: la Democrazia Cristiana avrebbe indicato il presidente del Parco delle Madonie, Grande Sicilia quello dell’Alcantara, Forza Italia un nome per i Nebrodi e Fratelli d’Italia la guida del Parco dell’Etna. Ma la tenuta dell’intesa appare oggi fragile.

Tre nomi per il Parco delle Madonie

Sul tavolo delle trattative ci sono tre candidature per la guida del Parco delle Madonie.

  • Totò Caltagirone, attuale commissario dell’ente e vicino a Noi Moderati, punta alla riconferma.
  • Giuseppe Ferrarello, sindaco di Gangi, è il nome caldeggiato dalla Democrazia Cristiana.
  • Angelo Pizzuto, gradito a Fratelli d’Italia, rappresenta il terzo incomodo che rischia di rimescolare le carte.

Tutti e tre i candidati hanno i requisiti necessari, ma le divisioni interne rischiano di bloccare la nomina.

I veti incrociati e i sindaci in rivolta

La candidatura di Caltagirone incontra l’ostacolo del pre-accordo, che assegna la scelta alla Dc. Su Ferrarello, invece, si è alzata la voce di diversi sindaci delle Madonie: pur riconoscendone le capacità, ritengono inopportuno cumulare il ruolo di primo cittadino con quello di presidente del Parco, temendo la nascita di un “supersindaco” non super partes.

Infine, l’ipotesi Pizzuto potrebbe far saltare l’intera distribuzione delle cariche: se la presidenza andasse a un esponente di Fratelli d’Italia, la Dc rivendicherebbe altri spazi, rimet­tendo in discussione l’intero equilibrio delle nomine.

Equilibri fragili nel centrodestra

Il puzzle delle nomine siciliane si conferma complicato: tra parchi, Iacp ed Ersu, la maggioranza deve tenere insieme le rivendicazioni di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Dc, Noi Moderati e Grande Sicilia.

La partita del Parco delle Madonie diventa così il simbolo delle tensioni che attraversano il centrodestra isolano: un braccio di ferro che, se non risolto a breve, rischia di rallentare l’intero processo delle nomine regionali.