Sventato a Ragusa il piano da brivido per far tacere tremila uccellini
Dalle spiagge di Malta alle prigioni di plastica, una storia di ingegno criminale e crudeltà
Il piano era geniale, nel suo piccolo orrore. Prendi quasi tremila uccellini – cardellini, verdoni, fringuelli – li cacci in gabbie di plastica, poi infili le gabbie negli scatoloni, poi gli scatoloni dentro un furgone frigorifero, impostato a -2 gradi. Così, congelati ma vivi, gli animali rallentano il battito, smettono di muoversi, non fanno rumore. Perfetti per passare inosservati alla dogana.
Peccato che la Guardia di Finanza e i funzionari doganali di Pozzallo abbiano avuto il fiuto buono. Hanno aperto quei carichi e ci hanno trovato un piccolo girone dantesco: piume, beccucci tremanti, occhi chiusi dal freddo. Tutti cuccioli, due mesi di vita al massimo. Alcuni già morti. Altri vicini. Nessuna acqua, poco cibo, aria zero. Silenzio ovattato. E soldi, tanti: sul mercato maltese quei volatili avrebbero fruttato oltre 400.000 euro.
Piume, prigioni e profitto
Perché lì, sull’isola dei cavalieri, i piccoli uccelli di Sicilia vanno forte. Si pagano, si collezionano, si mettono in gabbia come trofei da salotto. Qualcuno li compra perché cantano bene, qualcun altro solo perché sono belli. Nessuno si chiede da dove vengano o come ci arrivino. Bastano le piume, basta il prezzo.
Il cittadino maltese alla guida del furgone è stato denunciato. Le accuse vanno dal furto alla detenzione di specie protette, passando per abbandono e uccisione di animali. I reati ci sono tutti, la vergogna pure. Ma il punto, forse, è un altro.
Il punto è che esiste un mercato nero di ali e cinguettii. Un business silenzioso e crudele, fatto di piccole creature strappate ai nidi, trasportate come merce scadente, vendute come gioielli da scaffale. E ogni volta che qualcuno apre una gabbia in un appartamento chic di La Valletta, magari pensa di avere un pezzo di natura in casa. Invece ha solo una vita rubata.
Un ritorno fragile
Per fortuna, stavolta, la storia finisce meglio di quanto poteva. Dopo il via libera dei veterinari, gli uccelli ancora vivi sono stati liberati nell’area protetta di Pantano Cuba-Longarini, a Ispica. Un ritorno a casa, tra canne, acqua salmastra e cielo vero.
Ma la domanda resta: cosa ci dice di noi tutto questo? Forse che l’uomo è capace di ogni astuzia, tranne quella di non distruggere ciò che è fragile. Forse che anche un cardellino, in fondo, ha più dignità di certi affari.