Suicidio in carcere di Stefano Argentino: sette indagati. Si indaga sulle falle nella sorveglianza
Sette nomi finiscono nel registro degli indagati per la morte di Stefano Argentino, il 27enne reo confesso dell’omicidio di Sara Campanella, la studentessa palermitana di 22 anni uccisa a Messina lo scorso marzo. La Procura vuole capire perché, nonostante le ripetute manifestazioni di volontà di togliersi la vita, al giovane fosse ridotta la sorveglianza in carcere.
Il pubblico ministero Anna Maria Arena contesta il mancato rispetto di misure di controllo adeguate. Gli indagati sono: la direttrice del carcere di Messina-Gazzi, Angela Sciavicco; la vicedirettrice Roberta Bulone; la responsabile dell’area trattamentale, Letizia Vezzosi; la psicoterapeuta Irene Dritto Pagano; la psichiatra Maria Rosa Contenta Magistro; e infine Giuseppina Cammaroto e Guglielmo Cotroneo.
Il conferimento dell’incarico per l’autopsia al medico legale Daniela Sapienza è fissato per il 12 agosto alle ore 12. “Sette indagati è già presagio di plurime responsabilità probabilmente fra loro correlate, dichiara l’avvocato della famiglia Argentino, Giuseppe Cultrera . Al momento è troppo presto per trarre conclusioni, ma auspico che stavolta le indagini siano approfondite e conducano a risultati concreti. Stefano avrebbe dovuto essere rinchiuso in una Rems o in un Istituto a custodia attenuata: il suo stato mentale, emerso anche dalle indagini, non era compatibile con la detenzione ordinaria».
Un’inchiesta delicata che mette sotto la lente non solo la gestione di un detenuto fragile, ma anche il sistema di sorveglianza penitenziaria e le falle che possono trasformarsi in tragedia.