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Palermo e Catania tra le città italiane preferite dai turisti cinesi

di Antonio Schembri -





Sicilia e Cina: l’Isola è sempre più gettonata dai turisti asiatici. Lo confermano le analisi del gruppo del gruppo Trim.com, holding multinazionale di agenzie di viaggio on line con sede a Shanghai, di fatto tra le più grandi dell’intera Cina nonché tra i maggiori fornitori di servizi turistici al mondo, secondo le quali Palermo e Catania si distinguono tra le città italiane preferite dai visitatori cinesi, arrivando adesso a occupare rispettivamente l’ottavo e il nono posto nella classifica nazionale.

Nel capoluogo sono soprattutto la Cattedrale, il Palazzo dei Normanni e il Mercato di Ballarò, i simboli di cultura e autenticità siciliana che più hanno caratterizzato l’incoming turistico dall’Impero di Mezzo nel 2024. Un flusso, quello dei turisti cinesi, nettamente orientato a occupare strutture ricettive d’alto livello: il 67% delle loro prenotazioni a Palermo è infatti indirizzato verso hotel a 4 o 5 stelle per permanenze dalla durata media ormai attestata su 7 giorni. Un quadro in forte crescita che chiama a più fitte e mirate iniziative di scambio tra Sicilia e Cina e collaborazione con il governo di Pechino, a cominciare dal fronte dei collegamenti aerei con la Cina. Scenario messo sotto lente stamane al primo workshop “Palermo/Cina – un ponte tra memoria e sviluppo attraverso i siti Unesco”, allestito da Confimprese Palermo nella suggestiva Sala Almeyda dell’Archivio Storico del comune, in via Maqueda. Un’occasione per analizzare diversi altri dati di tendenza anche alla presenza di autorità aeroportuali, imprenditori del settore turistico-alberghiero sia locali che cinesi (collegati in webinar), tour operator e esponenti della politica cittadina.

Le analisi di Trip.com Group sui flussi tra Sicilia e Cina rivelano tra molto altro, un crescente interesse dei cinesi per esperienze più profonde e immersive, estese anche ai luoghi più iconici dei dintorni di Palermo, da Monreale a Mondello e il Parco della Favorita. Ma il quid di questo convegno sono state le potenzialità di sviluppo delle relazioni turistiche tra Sicilia e l’Estremo Oriente.

“Il rapporto tra la nostra isola Sicilia e la Cina è millenario: basti ricordare la figura del missionario gesuita Prospero Intorcetta, originario di Piazza Armerina, il primo a tradurre in latino i testi di Confucio – ha ricordato il presidente di Confimprese Palermo Giovanni Felice. Adesso tocca lavorare sull’ipotesi di gemellaggio tra i beni Unesco della Cina e quelli di Palermo. Questo workshop è un primo passo per incrementare la rete di relazioni tra Palermo e Pechino, città che andrebbero collegate con volo diretto. I rapporti con l’ambasciata e altre istituzioni governative cinesi in Italia vanno intensificati”. Un intento che proprio quest’anno che volge al termine poggia su due ricorrenze importanti: il 20º anniversario del partenariato strategico tra Cina e Italia e il 700º anniversario della morte di Marco Polo, il viaggiatore italiano più famoso al mondo. Lo ha ricordato in particolare, durante il suo collegamento on line, Chen JianYang, direttore generale dell’Ufficio Nazionale del Turismo Cinese: “Cina e Italia, antiche civiltà che rappresentano l’Oriente e l’Occidente, condividono una storia ricca e millenaria, dall’epoca della Via della Seta i due Paesi hanno scambiato merci, idee e cultura, sviluppando, nell’epoca contemporanea, una stretta cooperazione per la salvaguardia di un patrimonio culturale ricchissimo”. Lo confermano i dati dell’Unesco: Cina e Italia sono le due nazioni con il maggior numero di siti patrimonio dell’umanità al mondo, rispettivamente 59 e 60. Un primato che si traduce ogni anno in milioni di turisti cinesi in visita non solo tra Roma, Firenze e Venezia. “Tuttavia, molti altri siti italiani, come Pompei o Paestum, restano per noi cinesi ancora poco conosciuti – ha aggiunto Chen Jiang. Dal canto loro turisti italiani tendono a concentrarsi sui luoghi più famosi della Cina, come la Grande Muraglia, la Città Proibita a Pechino e i Guerrieri di Terracotta a Xian, tralasciando però molti altri tesori culturali del nostro paese. Per questo, l’Ufficio del Turismo cinese a Roma si impegnerà a promuovere il patrimonio culturale cinese nelle principali fiere turistiche in Italia, a invitare operatori turistici italiani a visitare città cinesi meno conosciute e a realizzare eventi culturali che alimentino il desiderio del pubblico italiano di scoprire la cultura cinese e venire a visitare la Cina per esplorarne la dotazione di storia e bellezze naturali”.

Dal 2019, anno della visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping a Palermo, la bellezza del capoluogo siciliano ha cominciato a essere più attenzionata da milioni di cinesi. “L’auspicio d’ora in avanti è che, attraverso gli scambi e le collaborazioni tra Palermo e la Cina, si possano aprire opportunità sempre più ampie per entrambe le parti – ha detto Fan Fan Xianwei, Segretario generale della Camera di commercio cinese in Italia, organo associativo di imprese  fondato tre anni fa e di fatto unica realtà che rappresenta ufficialmente le imprese cinesi in Italia, approvata dai governi di entrambi i Paesi. “La nostra missione è quella di rappresentare gli interessi delle aziende cinesi presenti nella Penisola, attraverso un network di oltre 120 membri attivi in settori strategici come finanza, telecomunicazioni, tecnologia manifatturiera, industria automobilistica, energie rinnovabili, farmaceutica, trasporti marittimi, commercio e servizi”.

Quello cinese è un turismo con una densa fascia di viaggiatori alto spendenti, da intercettare con strategie mirate. Oggi le uniche città collegate direttamente con Palermo sono Roma e Milano, con una ventina di voli a settimana. “Sarebbe una bella sfida mettere la bandierina della Cina anche a Palermo, con un volo diretto da e verso Pechino o Shanghai – ha ipotizzato il presidente della Gesap Salvatore Burrafato. Palermo ne sarebbe pronta, con il suo ‘hardware’ composto da beni tutelati dall’Unesco e un’aerostazione in costante crescita e adeguamento a esigenze di traffico sempre più intense. Cercheremo di raggiungere questo traguardo”.

Al workshop palermitano non sono mancati gli interventi dei manager e dei proprietari di alcune tra le più rilevanti strutture alberghiere siciliane.  Come lo storico hotel Villa Igiea del gruppo Rocco Forte: “La crescita delle presenze cinesi è andata procedendo ormai con numeri a doppia cifra sia nel 2023 che nel 2024 – ha specificato  il direttore Achille Di Carlo. I mesi di picco dei loro arrivi sono aprile, maggio, giugno e novembre”.

La Sicilia come destinazione turistica è ormai tra le prime al mondo e l’interesse anche da parte di grandi player dell’hotellerie è in crescita. “Al momento i turisti in visita tra Palermo e Catania provengono per il 70 da paesi europei, ma i collegamenti aerei con la Cina, così come quelli con gli Stati Uniti, già in via di potenziamento, mostrano ampi margini di sviluppo verso il mercato dell’Oriente”, ha rimarcato durante il convegno anche Marcello Mangia, presidente Gruppo Mangia’s Resort. Così come ha fatto il presidente di Confimprese Italia, Guido D’Amico: “Il mercato cinese è molto importante per l’Italia, perché i flussi turistici tra i due paesi rafforzano anche i rapporti commerciali. A una recente fiera a Shangai ho rilevato un grande interesse dell’utente cinese per l’Italia, la Sicilia e le sue bellezze, con una spiccata propensione verso il segmento luxury”.

Per spianare la strada verso l’attivazione di voli diretti, la palla dovrà passare anche agli amministratori pubblici: “sarà un punto centrale per il quale – ha promesso il consigliere comunale Dario Chinnici – ci attiveremo in un tavolo di concertazione”.