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Attualità

Mille nuove attività in Sicilia, ma perdono turismo, commercio e agricoltura

di Francesca Gallo -





Unioncamere Sicilia: nel terzo trimestre 2024 mille imprese in più, ma perdono turismo e commercio, mentre la siccità miete 87 aziende agricole dell’Isola.
La stagione estiva appena archiviata porta bene al tessuto economico della Sicilia, facendo registrare un totale di quasi mille nuove attività in più, esattamente 980. 

Emerge dal report dell’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia che ha elaborato i dati Movimprese relativi al terzo trimestre di quest’anno.

È una crescita omogenea e proporzionata su quasi tutto il territorio regionale che vede la provincia di Palermo in testa alla classifica con 296 nuove attività; seguita da Catania con un +252; Messina +135;  Agrigento +127; Trapani +120; Ragusa +73; Caltanissetta +64; infine, Enna con +27.

Un trend che, fatta eccezione della provincia di Siracusa che fa registrare un -114, si mantiene nel solco della positività, come già accertato nel secondo trimestre 2024, chiusosi con un attivo di 1.759, e in netto incremento rispetto alle +727 ditte del terzo trimestre 2023.  

A fronte della nascita di quasi mille nuove attività, a risaltare è, però, la crisi del commercio, con 1.120 chiusure e appena 595 aperture, per un saldo di -525 unità. Saldo negativo anche per il comparto della manifattura, con 76 aziende in meno (99 aperture contro 175 chiusure). 

In negativo anche le attività di alloggio e ristorazione che da giugno a settembre in Sicilia hanno perso 161 realtà, così come oggi operano 18 aziende in meno nel campo dei noleggi e 49 in meno in quello dei trasporti.

E come era prevedibile, si fa la stima dei danni provocati dalla siccità che nel terzo trimestre del 2024 ha mietuto ben 87 aziende agricole dell’Isola.

C’è, invece, una significativa ripresa per il settore delle costruzioni, che continua ad attrarre imprenditori malgrado la frenata sui bonus edilizi, con 108 aziende in più; e per  l’artigianato, che  quest’estate ha registrato 209 iscritti in più.  

I dati aggiornati riferiscono di un totale di 383.977 aziende attive iscritte agli albi camerali, con oltre mille unità in più rispetto al terzo trimestre dello scorso anno, quando il saldo era di 382.764. 

L’analisi di Unioncamere Sicilia, che fotografa in maniera dettagliata l’evoluzione del tessuto economico dell’Isola, contribuisce a disegnare l’identikit della nuova imprenditoria siciliana che si presenta con particolari caratteristiche: piccola, artigiana, tecnologica e innovativa. 

La novità più sorprendente arriva dal settore delle cosiddette “imprese non classificate”, che comprende le nuove attività tecnologiche, innovative, digitali e “green”. Il totale è di 1.745 unità, a fronte di ben 2.025 nuove iscritte e appena 280 cessate.
E’ l’innovazione che sta decisamente facendo cambiare volto al tessuto produttivo regionale, che accantona l’economia tradizionale e si adegua ai cambiamenti.

“Da tempo Unioncamere Sicilia promuove gli investimenti in innovazione, nuove  tecnologie, transizione ecologica e digitale – spiega Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia – e i dati ci stanno dando ragione. Innovazione, digitale, tecnologie ed economia circolare continuano a contaminare virtuosamente il tessuto produttivo, stimolando i comparti tradizionali a preferire efficienza, qualità e sostenibilità. Ciò si traduce in investimenti, aumento della produttività e maggiore contributo al Pil, anche grazie agli ingenti incentivi e agli strumenti finanziari agevolati messi a disposizione dal governo regionale, in particolare dall’Assessorato regionale Attività produttive e da Irfis-FinSicilia, in aggiunta al credito d’imposta Zes Sud che comincia a dare frutti  – commenta il presidente di Unioncamere Sicilia. Ma era inevitabile che il nuovo sistema comportasse una diversificazione dei settori e una conseguente riduzione del numero di imprese tradizionali  a vantaggio di nuove produzioni innovative che offrono al mercato prodotti a più elevato  valore aggiunto”.

“Il boom dell’artigianato di qualità – aggiunge Santa Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia – è il frutto anche di evoluzioni che spingono a diversificare, a spostare gli interessi da un comparto ad un altro. Se, ad esempio, nel turismo non tutti gli operatori riescono a garantire i nuovi e più severi standard di qualità e di servizi richiesti dalle normative e dai visitatori, soprattutto stranieri, è ragionevole pensare che qualcuno si sia riconvertito. Allo stesso modo la difficoltà del commercio di vicinato e dell’ambulantato a reggere la concorrenza della grande distribuzione potrebbe avere indotto qualche operatore a proseguire, ma in altri settori. Ma, oltre alla diversificazione – conclude la Vaccaro – da apprezzare è  l’attrazione di nuovi investimenti aggiuntivi alle attività esistenti, come dimostra il saldo attivo per due trimestri consecutivi in un periodo di estrema incertezza globale”.