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Cronaca

Smantellato il clan di Corso Calatafimi: torna in carcere il boss Suleman

di Marco Gullà -





Estorsioni a tappeto, vendita di droga e regole da onorare, come il rispetto verso la propria moglie. Una mafia “old style” quella di Corso Calatafimi a Palermo. Il clan che fa parte della famiglia di Pagliarelli è stato smantellato dai carabinieri del comando provinciale di Palermo. Ancora una volta ritornano nomi noti alle cronache giudiziarie. Come quello di Paolo Suleman, 47 anni, arrestato assieme ad altre due persone.
Suleman, amico del boss Gianni Nicchi, in carcere c’era già finito nel 2011 nel blitz denominato Hybris che azzerò il mandamento mafioso di Pagliarelli. Suleman ha finito di scontare una condanna a otto anni e sarebbe tornato ad occuparsi soprattutto di estorsioni. Sarebbe lui il nuovo reggente della famiglia di Corso Calatafimi.
La Procura di Palermo ha chiesto e ottenuto l’arresto anche di Rosario Lo Nardo, 41 anni, e Giuseppe Marano, di 71 (arresti domiciliari). Suleman era il caposaldo della famiglia: non solo pretendeva il pagamento del “pizzo” nei periodi di Pasqua e Natale per mantenere le famiglie dei detenuti e pagare i “picciotti” della Famiglia, ma intimoriva anche chi voleva aprire un’attività, pretendendo già prima di avviare il proprio negozio la cosiddetta “messa a posto”. Un meccanismo registrato e ben delineato quello degli uomini di Corso Calatafimi, zona centrale del capoluogo siciliano.
“L’operazione restituisce un quadro in linea con le più recenti acquisizioni investigative – così in una nota dell’Arma – , ovvero quello di una cosa nostra affatto rassegnata a soccombere, che mantiene invece una piena operatività e che, anzi, è capace non solo di incutere generico timore nelle vittime ma anche di avvalersi della forza fisica quale forma estrema di controllo del territorio”. Ma gli uomini di Corso Calatafimi erano anche legati al vecchio ordinamento mafioso, come il rispetto della propria moglie. Così è emerso anche un episodio di brutale pestaggio nei confronti di un uomo che aveva prima tradito e poi picchiato la moglie incinta. Colpe inaccettabili ed imperdonabili, contrarie al “codice d’onore” di Cosa nostra e da pagare a suon di schiaffi e bastonate. È proprio quello che sarebbe accaduto il 24 novembre del 2022 a un uomo di 37 anni, che sarebbe stato selvaggiamente pestato da Paolo Suleman e da Rosario Lo Nardo. In un’intercettazione Suleman dice: “Si sono ammazzati come cani, lei gli ha alzato le mani, lui gli alzava le mani… So che l’hanno portata all’ospedale perché stava abortendo”. “Ora noialtri u ‘nagghiuamu stamattina, noialtri di bella glielo diciamo a suo padre e ci portiamo pure la macchina, ce la vendiamo la macchina e ci diamo i picciuli alla ragazza”.
Iniziò la caccia all’uomo che sfociò con il pestaggio del 37enne: pugni, calci e colpi di mazza. Un’aggressione violenta in pieno giorno, bloccata solo dalle urla di una donna che stava assistendo all’episodio. Secondo il giudice per le indagini preliminari di Lirio Conti, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il pestaggio è la spia del controllo esercitato dalla mafia sul territorio. Una mafia violenta e senza scrupoli.