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Attualità

Sicilia. La formazione professionale condannata al fallimento

di Francesca Gallo -





di Giuseppe Messina – Sicilia. La formazione professionale condannata al fallimento

La Formazione professionale in Sicilia vive un drammatico momento di crisi che c’è ma non c’è. Dalle colonne di questo giornale, vi abbiamo già raccontato di come il settore della formazione professionale esemplifichi perfettamente le modalità comportamentali paradossali caratteristiche della nostra amata terra. Ci sono due racconti che, pur viaggiando in parallelo, si intersecano in alcuni punti, tra verità  e finzione, tutele reali e interessi di parte. Da un lato, vi sono le associazioni degli enti formativi operanti in Sicilia che hanno collegialmente  richiesto al presidente della Regione Siciliana di intervenire sulla crisi strutturale del settore, già dichiarata dall’Ugl Scuola; dall’altro, i sindacati di settore, Cgil, Cisl Uil e Snals, che hanno ritenuto che il settore non sia in crisi, concentrando ogni sforzo verso l’unica direzione possibile, quella, cioè,   di sfruttare l’occasione in maniera propizia per incassare una posizione predominante nel settore.

Chiariamo il perché. Di fronte alla lapalissiana difficoltà dell’Assessore regionale all’istruzione e formazione professionale, sfiduciato dagli enti formativi e dall’Ugl,  la triplice sindacale, seguita dallo Snals, ha giocato la “mossa del cavallo”, per citare Camilleri. Hanno incontrato il rappresentante del governo per aprire la trattativa sull’imposizione di un unico contratto collettivo nazionale di lavoro, disinteressandosi completamente delle richiesta degli stessi enti, molti dei quali applicano proprio il loro contratto. Un tale atteggiamento, però, cozza evidentemente con la posizione fortemente critica portata avanti dai Segretari generali di CGIL, Cisl e Uil nei confronti dell’azione politico-amministrativa del governo regionale. Come dire, tutto va male per i sindacati  maggiormente rappresentativi ad eccezione del settore della formazione professionale, nel quale, invece, ci sarebbe qualcosa da preservare nell’azione di governo. Che cosa si nasconde dietro questa mossa? L’oggettiva realtà dei fatti, purtroppo per loro, racconta una verità schiacciante: un settore al collasso ed un Assessore che ha rovinosamente fallito la sua mission politica. Mentre gli enti formativi non riescono più a garantire gli emolumenti al proprio personale da ben sei mesi, la regione ha vanificato lo sforzo che ha portato il Parlamento ad approvare nei termini di legge la finanziaria regionale, ritardando con le procedure contabili di riaccertamento delle entrate extraregionali di oltre cinque mesi, propedeutiche per l’accensione dei capitoli di spesa. E gli uffici dell’Assessorato regionale dell’istruzione e della formazione professionale  hanno iniziato ad erogare soltanto da qualche giorno le risorse relative alle prime annualità dei percorsi in obbligo scolastico, quasi in concomitanza con  la chiusura delle attività scolastiche e formative. Non soltanto: non risultano erogate le risorse relative alla seconde, terze e quarte annualità dell’IeFp, gli acconti degli Avvisi in essere, a partire dal 7 e l’8. Mentre non si hanno notizie certe per l’avvio dei percorsi diretti agli adulti disoccupati e percettori del reddito di inclusione del Programma Gol, per la programmazione del triennio 2024/2027 dei corsi in assolvimento del diritto-dovere scolastico e le relative regole d’ingaggio. Mentre gli uffici preposti procedono a passo di lumaca con le chiusure delle rendicontazioni per gli anni pregressi, a giudizio dell’Assessore regionale al ramo, non ci sono elementi per discutere di crisi del settore, ma solo per affrontare il tema del CCNL da applicare in Sicilia. A dir poco scandaloso! Secondo il rappresentante del Governo regionale e i sindacati, è solo questione di lana caprina? Se si mettono in sequenza tutte le criticità che hanno spinto l’Ugl Scuola a dichiarare lo stato di crisi e chiedere l’intervento del Governatore della Sicilia, così come chiesto da tutte le forze datoriali in campo, tagliando fuori l’Assessore, non appare affatto inutile e superflua la discussione sulla vertenza che non è forzata né inventata. Tutt’altro. Il settore è al collasso nonostante le risorse disponibili siano copiose. C’è allora da chiedersi come mai l’Assessore al ramo  continui ad ostinarsi, peraltro in piena campagna elettorale, ad ignorare tutto ciò e a far finta che non esiste alcuna crisi di fronte ai lavoratori ed agli enti in sofferenza e col futuro nebuloso e incerto, ignorando artatamente l’evidenza. E perché il mondo sindacale si spacca sulla crisi? Misteri e paradossi di una Sicilia che non si accontenta di dimostrare di saper spendere 1,7 miliardi fino al 2027 di fondi strutturali, ma che si contorce nel tentativo di mandare alle ortiche anche questa opportunità di crescita culturale di minori e adulti, condannando il mercato del lavoro siciliano a restare in balia di una incertezza che aliena ogni prospettiva di crescita produttiva, economica e sociale.