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Ambiente

Siccità: regione pronta a chiedere lo stato di emergenza

di Redazione -





Siccità, la Regione è “pronta” a chiedere lo stato di emergenza nazionale. Un provvedimento che, secondo la giunta guidata dal governatore Renato Schifani – punta “a garantire l’approvvigionamento di acqua potabile ai cittadini, di quella per il comparto agricolo e zootecnico, e per consentire alle imprese di continuare a lavorare e di portare avanti i cantieri”. Un quadro di necessità che investe tutto il funzionamento dell’isola.

Schifani ha usato parole pure misurate: “La situazione è seria”. Ma da tre giorni – il 25 marzo l’ultimo aggiornamento nazionale – al Distretto Sicilia, senza alcuna incertezza di attribuzione riguardo alle province, è stato assegnato lo stato di severità idrica alta, quello di più impegnativa attenzione. Significa, come indica l’Ispra, che “sono state prese tutte le misure preventive, ma prevale uno stato critico non ragionevolmente prevedibile, nel quale la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema, anche irreversibili”. Danni irreversibili che in Sicilia i suoi abitanti vedono da anni, a partire dall’impossibile gesto, un po’ ovunque, di allungare un bicchiere al rubinetto di casa per bere acqua potabile. Fin dal 25 marzo l’Ispra segnala che “sussistono le condizioni per la dichiarazione dello stato di siccità prolungata o per l’eventuale richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale”.

Quello che si apprestano a fare negli uffici regionali, ove mai la prevedibile pausa delle festività pasquali non dilati ulteriormente la costituzione di un fascicolo da inviare al governo nazionale che – lo hanno dimostrato i mesi del 2023 in cui l’Italia intera, a partire dalla mutata conformazione idrografica della parte settentrionale del Paese per il depauperamento di risorse idriche in fiumi e laghi, era stata catapultata nell’emergenza siccità – non potrà certo adottare rapide iniziative per assicurare acqua all’isola.

Schifani garantisce che finora sia stato fatto il possibile per “affrontare l’emergenza coinvolgendo tutti i rami competenti dell’amministrazione” prima di pensare di chiedere il supporto dello Stato. E immagina di ottenere “non solo le risorse economiche necessarie per gli interventi più urgenti, ma anche lo strumento per accelerare le procedure e sostenere il comparto agricolo e zootecnico”. Riferisce pure di una prossima campagna di comunicazione per usare intelligentemente l’acqua e di aver “attivato gli interventi più urgenti nel breve e nel medio periodo”. Quelli che L’identità, da qualche giorno, sta tentando di conoscere, per arrivare con un racconto concreto a superare l’attuale diffusione di propositi e intenti che da più parti accompagna la drammaticità del problema.

C’è l’annuncio di “un cronoprogramma articolato per la rifunzionalizzazione di alcuni impianti di dissalazione già presenti in Sicilia, come quelli di Gela e Porto Empedocle” da parte dell’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino che riferisce pure di una attivazione “per reperire nuovi moduli di dissalazione che ci aiuteranno” e conferma la vicinanza a agricoltori e allevatori.

Un tema che pone non pochi interrogativi se, solo cinque anni fa, l’Istat assegnava alla Sicilia un vero e proprio primato: quello di fare da sola, utilizzando per le sue necessità quasi solo l’acqua dell’isola (e per le Eolie quella proveniente dalla Campania). Sicilia condannata però ai problemi di erogazione idrica nelle case, seconda solo alla Calabria.

Oggi, l’accelerazione rincorrendo l’emergenza. A febbraio lo stato di calamità naturale da siccità severa per l’intero territorio siciliano e lo stato di crisi idrica sia per il settore irriguo sia per la zootecnia. Il 13 marzo scorso, lo stato di crisi e di emergenza regionale nel settore idrico-potabile fino al 31 dicembre per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. Dopo un anno, il 2023, quarto consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo.