Siccità, De Luca (ScN) contesta a Schifani gestione negligente e superficiale della crisi idrica
Botta e risposta con Stefano Pellegrino (Fi), Cateno De Luca: “Siccità prevista dal 2023”.
“Ci sono responsabilità ben precise nella mancata gestione della crisi idrica regionale che vanno individuate nel presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. A inchiodarlo alle sue responsabilità sono le carte, i dati ufficiali che testimoniano una serie di mancanze gravi e inaccettabili da parte del suo governo. C’erano azioni che la Regione avrebbe potuto e dovuto mettere in atto, soprattutto alla luce dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, e che, invece, la Sicilia ha ignorato completamente”. A dirlo è il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, per il quale “tutto quello che poteva essere sbagliato nella gestione di questa crisi, questo governo lo ha sbagliato. Avevano a disposizione dati chiari e previsioni accurate, come il report sulla siccità pubblicato nel 2023 che già analizzava i dati del 2022 e tracciava prospettive drammatiche per il 2024. Questo report, realizzato dalla stessa Regione siciliana, metteva nero su bianco che la siccità era prevista già da un anno e mezzo”.
“La crisi idrica in Sicilia ha iniziato a manifestarsi nel 2022 – puntualizza De Luca -, si è aggravata nel 2023 e nel 2024 ha mostrato tutta la sua gravità, esattamente come si era preannunciato. E cosa ha fatto questo governo non solo per prevenire, ma per arrivare preparato a questo momento? Nulla. Chi governa non doveva solo prevedere la crisi, ma mettere in atto azioni concrete per evitarla”. Per il leader di Sud chiama Nord, “il governo regionale, con Schifani in testa, non solo non ha saputo prevenire la crisi idrica, ma l’ha amplificata con una gestione negligente e superficiale. È inaccettabile che, nonostante i mezzi e i poteri straordinari a disposizione, il presidente della Regione abbia scelto di non agire, lasciando la Sicilia a soffrire le conseguenze di una crisi che poteva essere gestita diversamente. È ora che Schifani risponda di questa grave inadeguatezza e che si adottino immediatamente le misure necessarie per garantire ai siciliani il diritto all’acqua”. Secondo Cateno De Luca la gestione dell’emergenza in Sicilia ha dimostrato “una mancanza di strategia e organizzazione”.
“Si è perso tempo prezioso per istituire cabine di regia, uffici commissariali e convocare riunioni inutili, mentre l’estate avanzava e l’emergenza peggiorava”, conclude.
Siccità Pellegrino (FI): “Cateno De Luca non ha cultura di governo, da lui polemica sterile”
“L’onorevole Cateno De Luca sembra non avere imparato nulla dalle recenti e ripetute batoste elettorali. Il suo continuo tentativo di ‘buttarla in caciara’ viene riconosciuto per quello che è: la mancanza di una vera cultura di governo e, soprattutto, della capacità di contribuire ad affrontare in modo concreto i problemi della nostra regione”. A dirlo è Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana, aggiungendo: “Sul tema della crisi idrica, oggi attacca il presidente Schifani per avere costituito una cabina di regia, cioè per avere coinvolto esperti, tecnici e responsabili di tutti gli uffici e istituzioni che hanno competenze e ruoli concreti per potere affrontare l’emergenza. Siamo certi che se Schifani non avesse creato una struttura collegiale di questo tipo, De Luca lo avrebbe attaccato, accusandolo di essere un despota”.
De Luca ribatte quali siano le contestazioni sull’operato della Giunta Schifani nel gestire la siccità prevista dal 2023, che afferma continuano a rimanere senza risposta.
Nella considerazione che tutte le serie pluviometriche già dal 2022 indicavano un crollo delle piogge confermato nel 2023 con andamenti da siccità conclamata, si chiede perché solo nell’aprile 2024 si è proceduto alla richiesta per la dichiarazione di stato d’emergenza per la Sicilia avvenuta successivamente con Delibera del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2024, a stagione estiva alle porte.
L’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile (Ocdpc n. 1084 del 19 maggio 2024) – “Primi interventi urgenti di protezione civile finalizzati a contrastare la situazione di deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana” prevede specifiche procedure in deroga per alcuni interventi e che gli uffici regionali risultano parte integrante dell’azione del commissario regionale (Presidente della Regione Siciliana), si chiede se sono state previste modalità organizzative particolari, mediante apposite disposizioni e direttive regionali, per organizzare gli uffici preposti al rilascio delle prescritte autorizzazioni utili alla realizzazione di pozzi, allacci e quant’altro necessario all’aumento dell’immissione di risorse idriche ed irrigue nelle reti di distribuzione.
Si chiede perché non è stato direttamente il commissario a requisire i pozzi privati e/o abusivi in forza dei poteri di cui all’OCDPC 1084 demandando (scaricando) sui sindaci tale carico e senza poteri derogatori di cui alla citata OCDPC 1084/2024.
Considerando che il 22 maggio 2024 è stata approvata la delibera di apprezzamento dell’accordo di coesione relativo ai fondi FSC 2021-2027, sottoscritto successivamente in data 27 maggio 2024 tra le Regione Siciliana ed il governo nazionale, si chiede se non sarebbe stato opportuno, avendo in corso una programmazione pari a 6.3 mln di euro, destinare somme ben più importanti al commissario per l’emergenza idrica rispetto alle esigue risorse oggi a disposizione.
Si chiede se è intenzione del Commissario modificare l’accordo di coesione di cui alle risorse FSC 2021-2027, riducendo le risorse destinate al Ponte sullo stretto di Messina, stante l’emergenza idrica in Sicilia, per destinare maggiori risorse ai lavori di rifacimento della rete idrica o per nuovi punti di captazione,
L’articolo 167 del codice dell’ambiente prevede che “Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 102”. Si chiede se è stato disposto il distacco delle utenze e delle forniture industriali non necessarie al fine di garantire l’uso umano e, in subordine quello agricolo.
Si chiede inoltre se sono state previste delle modifiche normative e regolamentari regionali utili e necessarie a favorire la realizzazione di nuovi allacci idrici a scopo potabile.