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Cronaca

Sequestrati beni per 43 milioni di euro a due imprenditori legati a ‘Cosa nostra’

Queste società avrebbero gestito volumi di gioco per circa 100 milioni di euro

di Redazione -




Il Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso due decreti di sequestro ai sensi della normativa antimafia nei confronti di imprenditori legati a un gruppo societario contiguo alle famiglie mafiose di Pagliarelli, Porta Nuova, Palermo Centro, Brancaccio e Noce. L’operazione è stata eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

Operazione “ALL IN”

La Procura della Repubblica ha basato la richiesta di sequestro sugli esiti delle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo nell’ambito dell’operazione “ALL IN”. Questa operazione avrebbe evidenziato la sistematica ricerca del potere economico da parte di Cosa Nostra, infiltratasi nel settore della gestione dei giochi e delle scommesse sportive. Il gruppo di imprese coinvolte avrebbe operato intorno a una figura centrale di un individuo di passato e indiscusso lignaggio mafioso, insieme a imprenditori collusi. Questi avrebbero messo a disposizione delle famiglie mafiose le proprie abilità per acquisire licenze e concessioni statali necessarie per l’esercizio della raccolta delle scommesse, creando nel tempo un “impero economico” gestito da società formalmente intestate a “prestanome”.

Ingente giro d’affari

Queste società avrebbero gestito volumi di gioco per circa 100 milioni di euro. I provvedimenti di sequestro riguardano diversi beni, tra cui 3 immobili, quote di capitale e compendi aziendali di 11 società, e 45 rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 43 milioni di euro. Gli imprenditori coinvolti sono stati già condannati in precedenza, e il sequestro dei beni è stato emesso sulla base delle ulteriori indagini economico-patrimoniali delle Fiamme Gialle palermitane. L’azione delle autorità mira a contrastare i patrimoni di origine illecita e a disarticolare le organizzazioni criminali, permettendo all’economia legale di operare in un ambiente di concorrenza legale. Si sottolinea che, in attesa del giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza per gli indagati.