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Attualità

PRIMA PAGINA- Quando il lavoro è una minaccia. Inps: 800 morti in dieci anni

di Francesca Gallo -





di CLAUDIA MARI

La strage di Casteldaccia, dove hanno perso la vita cinque operai appena un manciata di giorni fa, non è la prima tragedia che è stata registrata sul lavoro in Sicilia e, purtroppo, non sarà nemmeno l’ultima. E difatti, pochi giorni fa, un’altra morte sul lavoro è avvenuta a Salemi, dove un uomo di 33 anni ha perso la vita cadendo da una pala eolica da cui stava lavorando.
L’auspicio, come spesso accade a margine di ogni morte bianca o incidente sul lavoro è che ciò non accada più, o almeno, che accada il più raramente possibile. L’occhio e la lente ricadono sempre sul tema della sicurezza, a cui purtroppo – quando le norme non sono seguite – si rimandano le responsabilità di quel che accade. Ma quello che è avvenuto in questi giorni non è una novità: perché le fatalità accadono, ma i numeri non fanno pensare che questa mole di decessi sia riconducibile solo a questo.
Ed ecco i dati, purtroppo allarmanti. Secondo i numeri emersi dal rapporto elaborato dall’Inps, nel decennio 2013-2023, sono purtroppo decedute oltre ottocento persone sul luogo di lavoro solo in Sicilia.
“Non possiamo più tollerare che il lavoro sia associato all’aggettivo ‘mortale'”, afferma la presidente del Comitato regionale Inps Sicilia, Valeria Tranchina. “La tragedia di Casteldaccia è solo l’ultima di una serie di eventi che avrebbero potuto essere evitati”.
Partendo da queste rivelazioni statistiche, le Organizzazioni sindacali e le Associazioni Imprenditoriali che compongono il Comitato Regionale Inps hanno ratificato un documento con una serie di proposte concrete. Tra queste, vi è il riconoscimento dell’importanza dei contratti a tempo indeterminato e la necessità di combattere il dilagante fenomeno del lavoro precario, il quale costituisce una seria minaccia per la sicurezza sul posto di lavoro.
Un’altra proposta riguarda l’estensione del cosiddetto DURC congruo, già operativo nel settore edilizio, a tutte le altre aree, al fine di stabilire un rapporto proporzionale tra la mole di lavoro da svolgere e il numero di lavoratori impiegati.
Si propone inoltre l’introduzione di un sistema di qualificazione e classificazione delle imprese e una sorta di “patente a punti”, coinvolgendo non solo l’azienda di appartenenza del lavoratore ma anche quella appaltante nelle eventuali sanzioni in caso di incidenti gravi o mortali.
Altre proposte comprendono l’obbligatorietà del caricamento dei dati riguardanti gli incidenti mancati nella piattaforma “Near Miss” gestita dall’INAIL, maggiori investimenti in materia di sicurezza da parte dell’istituto INAIL, e un incentivo alla formazione in presenza rispetto a quella online. Si punta anche a rafforzare i controlli sulla fruizione effettiva della formazione obbligatoria e sulla conformità degli enti formatori.
Ulteriori punti includono l’adeguamento del numero di ispettori del lavoro in Sicilia, la formazione obbligatoria per i datori di lavoro prima dell’avvio delle attività, la piena condivisione delle banche dati e il massimo utilizzo del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione.
Si auspica inoltre il finanziamento di progetti educativi nelle scuole su prevenzione e sicurezza sul lavoro, e si propone di consentire agli enti bilaterali delle piccole aziende di suggerire modelli organizzativi aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
La presidente Valeria Tranchina sottolinea infine: “Basta con le fatalità e gli accadimenti dolorosi, è giunto il momento di agire concretamente.
Il lavoro ha uno scopo ben definito: garantire dignità, libertà e migliorare le condizioni di vita per i lavoratori e le loro famiglie”.