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Agricoltura

PRIMA PAGINA- Siccità, come superare la crisi? Il parere degli imprenditori

di Alessandro Fragalà -





Riuscirà la cabina di regia voluta dal governo Schifani ad arginare il problema della siccità? E’ una domanda a cui, al momento, non si riesce a dare risposta. La certezza è che il problema c’è e che la politica, come è giusto che sia, se ne sta occupando. “Ho voluto questa struttura – dice Schifani – per definire strategie coordinate da un’unica regia e adeguate a contenere gli effetti negativi della crisi. Ma anche per accelerare sia la realizzazione delle infrastrutture necessarie sia gli interventi di ammodernamento volti alla riduzione delle perdite di risorsa idrica. Possiamo contare sul contributo di un team di professionisti che ci supporteranno da un punto di vista tecnico e che daranno impulso alle azioni. La crisi che stiamo vivendo – aggiunge il presidente della Regione – è severa, qui come in altre regioni non solo italiane, ma insieme col governo nazionale stiamo mettendo in campo tutte le misure necessarie anche per risolvere problemi mai affrontati prima. Ci stiamo impegnando al massimo e i risultati si vedranno”. Il problema è serio, soprattutto per chi giornalmente si trova a combattere con la mancanza di acqua e vede terreni e coltivazioni morire dinanzi a questa crisi senza precedenti. A questo punto non rimangono che due alternative: o fermarsi in preghiera sperando che arrivino piogge torrenziali che rifocillino i bacini (ma in questo caso i rischi sarebbero di tipo idrogeologico) o tentare di trovare dei rimedi. Rimedi che esistono? Lo abbiamo chiesto a chi vive costantemente a contatto con  chi si occupa di imprese agricole, il ceo di Ecogruppo Italia (ente di certificazione biologica) Angelo Maugeri. “I rimedi non mancano. – spiega Maugeri – Partiamo dalle acque reflue. Ci sono tanti comuni, solo per fare un esempio, che hanno il depuratore guasto. Queste acque potrebbero essere riutilizzate, purificate e poi mandate nei vari bacini, nel calatino, nell’ennese, nel palermitano. Poi ci sono i dissalatori. In Sicilia ne abbiamo tre, ma dato che il problema della mancanza di piogge era superato, sono stati fermati. In uno stato di emergenza potrebbero essere riutilizzati. Ma non solo: si potrebbero mettere in moto anche i nuovi sistemi per l’osmosi invertita, che inquinano di meno e contemporaneamente permettono un risparmio energetico. Un altro esempio potrebbe essere il riutilizzo della salamoia, se è vero che per ogni litro d’acqua dissalata dal mare si produce un chilo e mezzo di salamoia, da cui si potrebbe ricavare il cloruro di sodio, il litio e il cobalto che poi sono le materie prime chimiche che servono per ricavare l’acqua potabile”. Solo alcune delle possibilità che esistono per poter riutilizzare l’acqua, poi esiste anche un modo per gestire meglio quella che si ha a disposizione. “In Sicilia – spiega ancora il Ceo di Ecogruppo Italia – c’è una zona più piovosa e ultimamente abbiamo visto come la zona orientale sia meno piovosa. Bisognerebbe applicare la teoria dei vasi comunicanti in modo da spostare l’acqua da una zona all’altra. In alcune dighe siciliane, poi, ci sono quantitativi di acqua disponibili ma il 30% di quest’acqua non può essere utilizzata perché contiene fanghiglia. Non si può perdere tempo: si devono sistemare le dighe, metterle in sicurezza e soprattutto dare la possibilità che siano agibili fino al massimo della capienza. Si deve prevenire e non agire solo durante l’emergenza”. Una crisi che ha fortemente penalizzato le aziende siciliane che si occupano di agricoltura: “Le aziende – spiega Angelo Maugeri – hanno dovuto fronteggiare questa annata siccitosa e se ne preparano ad un’altra. Ma quando pensiamo alle aziende agricole dobbiamo pensare anche agli animali. Se non c’è acqua, senza essere drammatici, potrebbe registrarsi una moria di animali e questo avrebbe effetti catastrofici anche dal punto di vista sanitario”. Un panorama assolutamente preoccupante e, in questo senso, le aziende chiedono aiuto: “Le aziende in difficoltà – conclude Maugeri – dovrebbero essere sgravate fiscalmente, abbassando i contributi o bloccando la riscossione dei mutui in modo da poter dare un minimo di respiro al settore. Nel caso delle aziende biologiche, che percepiscono aiuti della comunità europea, sarebbe il caso di aiutarli a ricevere questi contributi nei tempi giusti”.