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Ambiente

PRIMA PAGINA- Madonie invase dagli animali: In allarme le aziende

di massimilianoadelfio -





di ANGELO VITALE- Madonie invase dagli animali: In allarme le aziende

Si spostano a branchi, anche di 50 esemplari, e “dove arrivano lasciano deserto e devastazione”.
Nelle parole di Salvatore Nasello, allevatore di Gangi, comune della Città metropolitana di Palermo, il racconto delle incursioni di suidi (maiali selvatici e cinghiali) e daini nei pascoli e nei terreni agricoli delle Madonie. Negli ultimi giorni, pesanti i danni nel territorio di Geraci Siculo, nel Palermitano. Un’invasione incontrollata – dice Nasello, vicepresidente della Cia Sicilia Occidentale – che “mette ancora una volta con le spalle al muro gli allevatori locali, i quali dovranno provvedere con un pesante esborso al sostentamento dei propri animali, acquistando il fieno necessario”. Fieno che, peraltro, è stato sotto attacco di recente nel territorio di Gangi e San Mauro Castelverde, dove sempre suidi e daini hanno saccheggiato le coltivazioni.
“Danneggiano terreni, ma anche recinzioni – sottolinea – e sono un pericolo per la sicurezza non solo di mandrie e greggi, ma anche per le persone e la viabilità. Hanno già distrutto gran parte del sottobosco del Parco delle Madonie e la loro ricerca di cibo li ha portati praticamente a trasferirsi nei terreni adibiti a pascolo e coltivazioni di qualsiasi tipo”.
Un’invasione non recente, per il cui contrasto la Cia ritiene che siano necessari sforzi maggiori di quelli finora fatti.
“Apprezziamo le azioni che stanno mettendo in campo in queste settimane la Regione e l’ente Parco delle Madonie – dice il presidente in quest’area Camillo Pugliesi – ma crediamo che si possa e si debba fare di più. L’incremento della popolazione di suidi e daini è fuori controllo purtroppo da anni. E davanti a certi numeri servono azioni più incisive e più a tappeto per arginarne la diffusione”.
“I danni, ogni anno, sempre maggiori, non sono quantificabili nel loro totale – racconta Graziano Scardino, presidente regionale della Cia -, ma sicuramente ce ne sono, ogni volta, per migliaia di euro per ogni azienda.
E le aziende colpite da questo fenomeno crescente sono migliaia, in tutte le zone di cuscinetto a ridosso di riserve naturali, aree protette, zone di competenza del Demanio o degli enti Parco, dalla riserva Sambuchetti-Campanito al bosco di Sperlinga”.
“Se i danni provocati dai daini – precisa – sono di scorticamento e distruzione dei raccolti come nei frutteti, quelli più pesanti e più invasivi sono procurati dagli ungulati. Danni strutturali, perché per loro natura sono portati a scavare voragini nei terreni, rendendoli, oltre che privi del raccolto, impraticabili ai mezzi agricoli. E così ogni anno, dopo un’aggressione di questo tipo, ne passano due per riportare un terreno a coltivazione e a raccolto”.
“Sono specie introdotte più di 20 anni fa – racconta Scardino – che poi, incrociandosi con il suino nero dei Nebrodi, hanno generato gli ibridi che si moltiplicano secondo la cosiddetta regola del tre con gravidanze di 3 mesi, 3 settimane e 3 giorni. Ogni anno, partoriscono fino a 12/14 suinetti. Durante la mia attività ne incontro nei campi sempre più frequentemente famiglie intere, come l’ultima guidata da una scrofa con 14 suinetti al seguito”.
Un’invasione che pare impossibile da combattere. Da qualche tempo la Regione emana bandi per addestrare poco più di un migliaio di cacciatori per un ausilio al contenimento di questo fenomeno. “Rilevo – dice Scardino – una rinnovata sensibilità dell’assessore regionale all’Agricoltura (il vice del presidente Renato Schifani, il leghista catanese Luca Sammartino, ndr), ma abbiamo chiesto di fare di più.
Questi cacciatori, dopo lo specifico addestramento, devono essere messi in condizione di operare tutto l’anno. E poi, considerata l’evoluzione del fenomeno, questo contenimento dovrebbe essere portato fin dentro le riserve naturali ove ogni volta, dopo le loro incursioni, queste specie ritornano, anche dopo un percorso di 6 chilometri in ogni giornata”.