PRIMA PAGINA- Il riscatto della Sicilia profonda: dalle aree interne appello alla Regione
di ANGELO VITALE
Troina è un Comune della provincia di Enna di poco più di 8mila abitanti, a oltre 1.100 metri sul livello del mare. Si può dire che il suo più importante baluardo economico, chissà quanto riflesso nel territorio, sia la centrale Enel in contrada Radicone, che da 13 anni produce energia elettrica per 20mila famiglie. In un’area montuosa nella parte centrorientale dell’isola, Troina da 7 anni è nel club dei Borghi più belli d’Italia, ma perde abitanti dai ’50 quando ne aveva a 14mila, 13 anni fa aveva un tasso di disoccupazione del 23,4%, più della media regionale e più del doppio di quella nazionale. Drammatica quella giovanile, nel 2011 al 51,6%. Una disoccupazione ploi diminuita, ma solo per l’invecchiamento della popolazione che comporta la diminuzione della quota di persone in età da lavoro e per l’emigrazione dei giovani.
Sono saliti fin quassù Cgil e Cna per discutere nuovamente di aree interne: Troina è il simbolo di una distanza che va colmata. Dal Comune nei Nebrodi parte un decalogo per una svolta, con l’appello alla regione Siciliana per misure di sistema, con una cabina di regia che integri le strategie per queste zone al programma complessivo di sviluppo.
Dieci obiettivi per la crescita di zone sempre più marginali dove risiede oltre il 40% della popolazione siciliana. Il 75% dei comuni siciliani è classificabile come area interna e in essi risiede oltre 40% della popolazione, 2milioni e 68mila persone.
Nonostante i numeri, aree trascurate, con infrastrutture e servizi essenziali ridotti e tessuto produttivo fragile, soggette a un progressivo spopolamento e al crescente invecchiamento demografico.
Aree che presentano grandi potenzialità. Secondo Cgil e Cna Sicilia “occorrono misure di sistema nell’ambito di una strategia regionale. E una cabina di regia con il coinvolgimento delle parti sociali”.
Certo, c’è la Strategia nazionale per le aree interne. Che “è importante punto di partenza, ma rischia di non risultare sufficiente a ridurre i divari”. “Le aree già individuate e gli altri territori fragili a rischio di crescente marginalizzazione- sostiene la segretaria confederale della Cgil Sicilia, Gabriella Messina – sono una parte fondamentale dello sviluppo della Sicilia. Per questo non possono essere destinatarie di interventi isolati, ma questi devono rientrare nell’ambito di una strategia regionale condivisa. Bisogna che le aree interne facciano sistema pur nella valorizzazione delle peculiarità di ciascuna”.
E Piero Giglione, segretario di Cna Sicilia, chiede “una strategia politica integrata di investimenti, a partire dalla viabilità, una fiscalità di vantaggio che sostenga le imprese esistenti e ne favorisca l’insediamento di nuove, un potenziamento dei presidi sanitari, in particolare ambulatori e ospedali. Punti essenziali su cui è indispensabile fare qualcosa in tempi rapidi. Auspichiamo la costituzione di un tavolo di confronto tra le istituzioni regionali e le parti sociali, per utilizzare al meglio le risorse comunitarie e del Pnrr”.
Per Cgil e Cna, la strategia regionale per le aree interne deve puntare al potenziamento della viabilità e dei servizi pubblici di mobilità, al potenziamento dei servizi essenziali e delle opportunità di occupazione per giovani e donne. Per guardare finalmente ad un governo di area vasta che superi frammentazione e resistenze.
“E vanno incentivate – rammenta Messina – le politiche di cooperazione tra imprese e filiere corte e promossa finalmente una efficace semplificazione amministrativa laddove, nel sempre esistente divario digitale, nemmeno l’intelligenza artificiale serve a leggere bisogni e necessità”.
Questo vedi se può diventare un “box” o graficamente altro dal primo pezzo
La cenerentola Enna
Tra tabelle e numeri, emerge il paradosso di Enna. Cgil e Cna rilevano che tra le aree classificate dal ministero come “significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali”, non classificabili dunque come “poli”, rientra anche il capoluogo Enna. In queste aree il gap infrastrutturale “è sempre più rilevante. In Sicilia nel 2021, secondo i dati Openpolis, il 41% della spesa per la viabilità e le infrastrutture è avvenuta nei 10 comuni “poli” e vi è marcato il digital divide, in un quadro di aree interne scarsamente “sensorizzate”. Un territorio penalizzato anche circa l’istruzione. Nelle aree interne nel 2017 le classi sottodimensionate erano il 36,8%, quasi il doppio della media nazionale (20%), e di conseguenza alto il numero delle pluriclassi. Poche opportunità di formazione determinano l’emigrazione della fascia più giovane della popolazione. Altra forma di emigrazione è quella sanitaria: i ricoveri al di fuori della Sicilia sono il 9,6% di quelli interni (6,2% nel Centro Nord).
Con due perimetrazioni tra loro successive, sono state individuate come “aree interne” complessivamente 11 territori: Calatino, Madonie, Nebrodi, Sicani, Simeto-Enna, Troina, Santa Teresa Riva, Palagonia, Corleone, Mussomeli, Bronte. Ma per Cgil e Cna sono pure altri i territori “fragili e scartati”, che lanciano l’Sos alla Regione.
Il decalogo per la svolta
- Potenziamento della viabilità e dei servizi pubblici di mobilità
- Potenziamento dei servizi essenziali e definizione dei servizi essenziali minimi
- Governo di Area Vasta
- Potenziamento della strategie territoriali e incremento delle risorse territorializzate
- Hub dei servizi e dell’innovazione
- Fiscalità di vantaggio e incentivi stabili
- Favorire le politiche di cooperazione tra imprese e filiere corte
- Semplificazione delle procedure amministrative
- Strategia di comunicazione regionale
- Cabina di Regia Regionale e Strategia Regionale per le Aree Interne