Presidi sanitari al collasso, cinque sindaci scrivono all’Asp e alla Regione
Una lettera accorata, ma soprattutto un atto politico netto, spedito nel giorno di Natale come si inviano le urgenze che non possono attendere. I sindaci del Distretto socio-sanitario 39 — Bagheria, Santa Flavia, Altavilla Milicia, Ficarazzi e Casteldaccia — hanno messo nero su bianco una denuncia che pesa come un referto: i presìdi sanitari del territorio sono allo stremo.
La nota, indirizzata alla Regione Siciliana e all’ASP di Palermo, fotografa una realtà fatta di carenze strutturali, turni scoperti e servizi che funzionano “a singhiozzo”, mentre l’utenza — oltre centomila residenti — continua a crescere.
Il PTE di Bagheria e l’effetto domino sui Pronto soccorso
Al centro della protesta c’è il Punto Territoriale di Emergenza di Bagheria. Un presidio pensato per filtrare le urgenze, che oggi spesso opera con il solo personale infermieristico per la cronica assenza di medici. Il risultato è prevedibile e già visto: cittadini costretti a riversarsi nei Pronto soccorso palermitani, già sovraccarichi, in un cortocircuito che moltiplica tempi d’attesa e rischi clinici.
Aspra e Porticello: servizi chiusi, comunità scoperte
Non va meglio sul fronte della continuità assistenziale. La chiusura della Guardia medica ad Aspra priva di assistenza soprattutto anziani e persone fragili, mentre il Consultorio familiare di Porticello resta sbarrato senza una data certa di riapertura. “Non sono disservizi — scrivono i sindaci — ma vuoti assistenziali che colpiscono i più deboli”.
Casa di Comunità: il modello che non decolla
La Casa di Comunità di Bagheria, chiamata a essere il perno della sanità territoriale, soffre di un sottodimensionamento che ne vanifica la missione: visite domiciliari ridotte al minimo, telefoni che squillano a vuoto, emergenze che non trovano risposta. Un paradosso in una fase storica che affida proprio a queste strutture il compito di decongestionare gli ospedali.
Una crisi che è regionale
Il Distretto 39 è lo specchio di un’emergenza più ampia. Nel 2025, ricordano i primi cittadini, in Sicilia mancano oltre 300 medici dell’area emergenza-urgenza. Un dato che trasforma le soluzioni tampone in prassi pericolose. Come quella — definita “palesemente lesiva del diritto costituzionale alla salute” — di chiedere a pediatri o medici della continuità assistenziale di coprire i turni vacanti dei PTE.
Le richieste: subito un cambio di passo
Da qui l’appello, che è anche una richiesta formale: interventi gestionali immediati per garantire personale adeguato a un bacino così vasto e l’attivazione urgente di un tavolo tecnico interistituzionale sul futuro della Casa di Comunità e dei presìdi locali.
“Abbiamo il dovere di tutelare i nostri concittadini — scrivono i sindaci — consapevoli che sulla salute non si possa tergiversare né accontentarsi di soluzioni temporanee e inefficaci”. In altre parole, la sanità non ammette proroghe né alibi: ogni giorno perso è un diritto che arretra.
