Omicidio davanti alla farmacia: Giuseppe Cangemi resta in carcere, rinunciato il Riesame
Resta dietro le sbarre Giuseppe Cangemi, 62 anni, dipendente della Rap, accusato di aver assassinato il cognato Stefano Gaglio, 39 anni, lo scorso 15 settembre davanti alla farmacia Sacro Cuore, tra via Oberdan e piazza Principe di Camporeale, a Palermo.
L’uomo, che aveva confessato il delitto subito dopo l’arresto, ha scelto di non presentare ricorso al tribunale del Riesame, rinunciando così alla possibilità di chiedere la revoca della misura cautelare.
Le immagini che incastrano l’assassino
L’omicidio, ripreso in maniera nitida dalle telecamere di sorveglianza della farmacia, mostra Cangemi mentre si avvicina alla vittima e apre il fuoco a distanza ravvicinata.
La ricostruzione dei fatti, suffragata anche dalla confessione dell’indagato, non lascia dubbi sulla sua responsabilità materiale. Ciò che resta, invece, oscuro e controverso, è il movente.
Il movente: una lite per questioni familiari
Secondo la Procura, la scintilla sarebbe stata la cessione di una quota di un’abitazione da parte della cognata ai figli.
Un atto che, secondo l’accusa, doveva restare segreto e che Gaglio avrebbe invece reso noto. Per Cangemi, questo gesto avrebbe rappresentato un tradimento, un affronto all’interno della famiglia.
La linea difensiva: “Cangemi non era lucido”
L’avvocato Salvino Pantuso, difensore dell’indagato, contesta la ricostruzione della Procura e punta sullo stato mentale del suo assistito.
Secondo la difesa, Cangemi soffrirebbe di gravi disturbi psichici, documentati da certificazioni mediche, e non sarebbe stato in grado di intendere e di volere al momento dell’omicidio.
Durante la confessione, l’uomo avrebbe dichiarato di non sapere spiegare le ragioni del gesto, sottolineando di aver sempre avuto “un rapporto bellissimo” con il cognato
La decisione del gip: “Un delitto freddo e premeditato”
Il giudice Lorenzo Chiaramonte non ha accolto la tesi dell’infermità mentale. Al contrario, ha ritenuto che il gesto fosse pianificato e lucido, frutto di una determinazione consapevole.
Nonostante ciò, la difesa non esclude di chiedere una perizia psichiatrica per chiarire le reali condizioni di salute dell’indagato e valutare eventuali attenuanti.