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Cultura

Michele Lizzi, l’eccellenza musicale siciliana dimenticata

di Francesca Gallo -





di GIUSEPPE LA ROSA
Michele Lizzi è uno dei più importanti compositori siciliani la cui portata storica ed estetica meritano un rinnovato impegno di valorizzazione per il mondo culturale siciliano e nazionale. Lizzi nacque ad Agrigento, allora Girgenti, il 5 settembre del 1915: secondo di quattro figli iniziò il percorso musicale con il padre Virgilio che aveva ricevuto le lezioni di violino e clarinetto a Roma. Il padre infatti si stabilì proprio a Girgenti ricoprendo il posto di Direttore della Banda del V Reggimento di Fanteria con il grado di Ufficiale Maresciallo. Da bambino Michele suonava il pianoforte e spesso accompagnava il padre durante le sue esibizioni con la banda. All’età di sei anni fu iscritto all’Istituto Granata scuola privata gestita dalle suore di S. Anna. Dopo il diploma di ragioneria conseguito nella sua città, il giovane Michele si trasferì a Roma dove frequentò il Conservatorio di Santa Cecilia nelle classi di pianoforte con Tito Aprea e Composizione con Mario Pilati. A Roma fondamentale per la sua crescita artistica e professionale si rivelò l’incontro e la frequentazione con Ildebrando Pizzetti, eminente compositore della generazione dell’80”, che Lizzi seguì anche nei corsi di perfezionamento in Composizione tenuti presso l’Accademia di Santa Cecilia. Terminati gli studi a Roma il giovane Michele rientrò ad Agrigento, completando gli studi musicali e ottenendo i diplomi in Organo e Strumentazione per banda conseguiti presso il Conservatorio Bellini di Palermo. Lizzi, fino ad allora impiegato presso l’Istituto magistrale della sua città, cominciò ad essere conosciuto soprattutto per la sua produzione operistica: l’opera Pantea nel 1955 ottenne il premio Euterpe a Napoli, città nella quale divenne professore presso il Conservatorio S. Pietro a Majella, ricoprendo inoltre per un quinquennio il ruolo di Vicedirettore. L’opera Pantea venne rappresentata con successo presso il Teatro Massimo di Palermo il 14 aprile del 1956, ma non fu mai eseguita ad Agrigento. Nel 1960 Lizzi ottenne il trasferimento preso il Conservatorio Bellini di Palermo, città nella quale ritrovò eccezionali stimoli per la sua creatività. Compose infatti altre 3 opere liriche in circa un decennio a cominciare da L’amore di Galatea, La Sagra del Signore della Nave” e un altro titolo rimasto incompiuto basato sui fioretti di San Francesco. Lizzi, eccellente pianista e organista, scrisse numerose composizioni da camera vocali e strumentali, arricchite dai pregevoli testi di Dante, Carducci e Pascoli: molte di queste composizioni si trovano depositate presso il Conservatorio di Palermo grazie alla donazione che ne fece il padre Virgilio, dopo la morte del figlio. Michele Lizzi morì piuttosto giovane a Messina il 31 marzo del 1972, all’età di 57 anni in seguito ad un intervento chirurgico dovuto a cirrosi epatica. Il catalogo di Lizzi comprende inoltre brani sinfonici e musica per pianoforte e organo oltre a numerosa altra musica vocale nello stile delle liriche per voce solista e pianoforte.
La musica di Lizzi ad un primo ascolto appare ermetica e impegnativa, ricca di modulazioni insolite e soluzioni articolate. Successivamente, potendola cogliere nella sua essenza, la musica di Lizzi si mostra innanzitutto debitrice del fascino della terra di Sicilia e in particolar modo di Agrigento, l’antica Akragas, con i suoi templi e gli echi dell’antica Grecia. Attraverso le suggestioni della sua terra l’autore crea forti pulsazioni ritmiche, arditi colori armonici, scarti drammaturgici e spiccata vocalità dei solisti, tutti insieme tratti distintivi che connotano molti dei passaggi musicali delle sue opere liriche. Il compositore di Agrigento, debitore degli echi del canto gregoriano e delle lezioni di Pizzetti sulla modalità di inizio novecento, sa ritrovare una personale poetica che diviene originale grazie a tali tratti decisi e colorati forti del suo linguaggio, che ricordano tanto le pennellate di un altro protagonista della cultura siciliana ossia Renato Guttuso (per altro autore delle scene nel 1971 per La sagra del Signore della Nave). Le pagine di Lizzi sanno riecheggiare il mito che aleggia tra i Templi di Agrigento e la natura decisa della Sicilia, infatti non a caso i librettisti delle sue opere sono Luigi Pirandello (per La sagra del Signore della nave) e Salvatore Quasimodo (per L’amore di Galatea). A tali suggestioni si unisce il dichiarato afflato religioso della fede cattolica che l’autore proietta sapientemente nel trattamento del coro, entità spirituale ed evocativa di un assoluto che è oltre il visibile ma che probabilmente è udibile attraverso la musica. Questo importante compositore, oggi per lo più dimenticato, merita un rinnovato interesse per potere riscoprire tratti importanti della cultura musicale siciliana come pure svelare pagine ancora bianche della cultura umanistica dell’intera Sicilia. Il 9 Maggio 2024, grazie al Prefetto di Agrigento Filippo Romano, su un’idea di Rita Capodicasa, pianista e dottoranda di Ricerca presso Unipa, è stato realizzato presso la Prefettura di Agrigento, un evento concerto in onore del compositore agrigentino Michele Lizzi. Fra gli interventi il Dott. Giacomo Minio (Presidente della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025) e del M° Giuseppe La Rosa (Docente del Conservatorio di Palermo). Ha moderato la Dott.ssa Eva Di Betta (funzionaria della Prefettura).