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Manca il personale: a Sciacca l’ospedale è al collasso

di Francesca Gallo -





Si aggrava ulteriormente la situazione all’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca, dove, ai già noti disagi alle unità operative, si fa ancora più drammatica la gravissima carenza di personale. Le recenti dimissioni di un dirigente medico hanno messo in difficoltà il Centro di Salute Mentale che non riesce più a garantire adeguati servizi alla popolazione di un vasto comprensorio. Si tratta di Luigi Scandaglia, psichiatra, in servizio da quasi 25 anni, professionista che si occupa anche di neuropsichiatria infantile e di dipendenze patologiche. La sua scelta di dimettersi sarebbe scaturita al culmine di un’esasperazione rappresentata da un organico assolutamente insufficiente a fronteggiare le numerosissime necessità giornaliere. Diecimila cartelle ambulatoriali aperte in attesa di essere trattate, lunghe liste d’attesa per pazienti che richiedono una visita o il rinnovo di un piano terapeutico, rendono l’idea di quello che è l’effettivo bacino d’utenza del Centro del Distretto Sanitario di Sciacca dell’ASP di Agrigento. Una branca quella della salute mentale che l’Oms ritiene fondamentale per il benessere del singolo e della collettività. È assai complessa e ramificata e ingestibile dal solo medico rimasto in servizio. La situazione emergenziale è al centro di un’interrogazione urgente presentata dal capogruppo all’Ars del Pd, Michele Catanzaro al governatore Renato Schifani e all’Assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo. Nell’interrogazione, Catanzaro chiede ai vertici del governo regionale se sono al corrente delle difficoltà operative e psicologiche con cui svolgono il loro lavoro i sanitari in servizio nei reparti dove ci sono gravissimi problemi di personale; se sono al corrente della situazione del Centro di Salute Mentale di Sciacca e come si vuole intervenire per colmare le lacune che mettono seriamente a rischio il diritto alla salute sia dei cittadini che degli stessi operatori sanitari. “È tempo di intervenire con urgenza per garantire servizi efficienti, investendo di più in programmi che sono cruciali e salvavita”. E al Giovanni Paolo II di Sciacca c’è, intanto, un altro reparto salva-vita che sospende la propria attività: la cardiologia interventistica, con l’unica sala di Emodinamica operativa ferma da alcune settimane a seguito di un guasto all’angiografo che ha provocato gravi difficoltà e seri pericoli a carico degli infartuati costretti a far ricorso al San Giovanni di Dio di Agrigento, distante oltre 70 km. Criticità legate alla carenza di personale riguardano anche le unità operative di ortopedia e di neuropsichiatria. Per l’ortopedia si è fatto ricorso ad una soluzione temporanea, grazie alla convezione attiva fino a giugno stipulata con il Civico di Palermo che dirotta all’ospedale di Sciacca due chirurghi ortopedici due giorni la settimana. In sofferenza anche il reparto di neuropsichiatria che può contare su un solo neuropsichiatra chiamato a gestire un’utenza fragile e ad alto rischio. Un solo medico che deve occuparsi di casi di bulimia, anoressia, carcerati, psicopatici, alloggi, autistici e di chi soffre di ansie e disturbi mentali vari. “Nel nostro territorio soffrire di malattia mentale è una tragedia nella tragedia” denuncia una componente dell’associazione Crescere Insieme Onlus di Sciacca, mamma di un ragazzo autistico grave. “Per chi come me assiste il proprio figlio h24, il rischio del baratro, senza sostegno sanitario, è sempre dietro l’angolo”. E la situazione della neuropsichiatria sembra destinata a peggiorare, perchè da gennaio 2025 l’unico medico in servizio andrà in pensione. Eppure in pianta organica sono previsti 19 dirigenti medici, ma ce ne sono solo tre. Lo scenario che si va delineando è quello di un lento depotenziamento del presidio ospedaliero di Sciacca, quello che è stato un ospedale azienda e che sulla carta è ancora un DEA di primo livello. Un ospedale abbandonato al suo triste destino, che continua a perdere pezzi e a subire anni di malagestione della sanità pubblica che nel tempo hanno generato solo disservizi e criticità, certificati anche da Agenas, impegnata a svolgere una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni, attraverso attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione. Dall’ultima “Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti” dell’Agenas, la Sicilia risulta una delle regioni con la più alta percentuale di abbandono del Pronto Soccorso. Dati che fanno emergere tutta una serie di criticità: dalla lentezza della risposta alle emergenze-urgenze, alla sofferenza della rete cardiologica e della rete ictus; dai tempi di attesa, alla sempre più diffusa pratica di abbandonare i pronto soccorso prima ancora di essere stati visitati. Tutto questo mentre in gioco c’è la salute e la vita di un vasto bacino d’utenza.