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Lombardo (Mpa) chiude la porta alle Europee: “Mai e poi mai”

di Antonino Marino -





“Si è equivocato su un mio ‘mai dire mai’ perché io molto spesso, forse sbagliando, ci metto un pizzico di ironia nelle risposte. Ora potrei dire ‘mai e poi mai’ così una volta per tutte la chiudiamo”.
Così l’ex presidente della Regione Siciliana e leader del Mpa, Raffaele Lombardo, chiude la porta ad una possibile candidatura alle prossime elezioni europee, ponendo tutto nel cassetto dei fraintendimenti. Lo fa direttamente dalla sede catanese del Movimento, intervistato a margine della conferenza stampa congiunta con i rappresentanti di Nessuno Tocchi Caino. Un momento che è servito anche a fare il punto sui temi principali della politica, partendo proprio dalla prossima tornata elettorale che, in Sicilia, coinciderà con altrettanto importanti elezioni amministrative in diversi comuni.
“Il Mpa – spiega Lombardo – arriverà alle prossime elezioni organizzandosi. Nei giorni scorsi ho partecipato a convegni a Ragusa e a Gela, ma nelle ultime settimane ne abbiamo fatti in tutto il resto della Sicilia. C’è, comunque, grande attenzione perché l’Europa vive un momento delicatissimo, per la guerra che la Russia ha mosso contro l’Ucraina, per quello che potrà succedere a novembre con le elezioni negli Stati Uniti. Se dovesse vincere Trump dal punto di vista della difesa potrebbe abbandonare al suo destino l’Europ. Magari sono estremizzazioni, ma non c’è dubbio che l’Europa deve attrezzarsi direttamente e meglio. Non può limitarsi a occuparsi di autonomia, di direttive, di limitazioni. Deve anche dotarsi di una difesa che la renda libera e sicura. Solo alcuni dei 1000 argomenti in ballo che fanno capire quanto sono importanti queste elezioni europee per qualunque forza politica. In questo senso la nostra forza politica autonomistica regionale non può che attrezzarsi al meglio per fare le scelte giuste”.
E tra le scelte del Mpa dell’ultimo periodo c’è anche il rinnovato patto federativo con la Lega di Matteo Salvini: “Un patto federativo – spiega l’ex presidente della Regione – non vuol dire né appartenenza, né confluenza. Vuol dire ritrovarsi sul piano programmatico”. E un punto in comune tra Lega e Mpa è certamente il Ponte sullo Stretto di Messina: “Sapete – ribadisce Lombardo – che il ponte è una nostra bandiera sin dal nostro nascere nel 2005. Qualcuno si è rivolto anche alla procura sostenendo che ci sono ben altre cose da fare, ma le avessero fatte. Siamo convinti che con la costruzione del Ponte si inneschi un meccanismo virtuoso, per cui le altre infrastrutture, a partire dal treno veloce che pure si sta costruendo tra Catania e Palermo”.
Altro capitolo di grande attualità nazionale, ma nello stesso tempo regionale, è quello della riforma sull’Autonomia differenziata.
“Va studiato bene – dice Lombardo – e va soprattutto esaminato dal punto di vista economico finanziario e fiscale. Perché dovrei essere contrario se una regione rivendica altre competenze come è successo per noi nel ‘46 con il nostro statuto speciale o se una regione vuole gestire un servizio con gli stessi soldi che spenderebbe lo stato. Sull’autonomia differenziata si fa strumentalismo politico, ma è strano che lo facciano i partiti della sinistra che hanno voluto la riforma della Costituzione che poi consente l’autonomia differenziata. Noi siamo una regione ad autonomia differenziata dal 1946, che però non ha funzionato molto bene perché purtroppo piuttosto che alla politica della responsabilità, si è sostituita quella dello spreco, dell’assistenzialismo e dello sperpero delle nostre risorse”.
Non manca poi un accenno alla politica regionale e a quanto sta facendo il governo Schifani: “Io – dice Lombardo – il governo regionale lo conosco, perché l’ho presieduto nel lontano 2008. Le difficoltà sono infinite. È necessaria una programmazione di lungo tempo, che può venire solo dalla politica, non si può governare giorno per giorno.
Sono soddisfatto perché è stata applicata una mia invocazione, che avevo già rivolto anche a Musumeci, e cioè che le forze politiche si siedano attorno a un tavolo per affrontare i problemi. Per cui se tu sei contrario all’elezione diretta del presidente della provincia, lo dici piuttosto di ricorrere all’escamotage, certamente non encomiabile, del voto segreto e del voto che poi affossa le riforme”.