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L’eredità dei Cavalieri: aste, affari e nuovi padroni del patrimonio che ha segnato Catania

di Gabriele Patti -





Il patrimonio dei cavalieri dell’apocalisse mafiosa, così li aveva definiti Pippo Fava, nelle mani degli eredi e di compratori italiani e internazionali tra imprese cinesi e consorzi nazionali che non spiccano certo per trasparenza. Catania è ancora, sotto il profilo patrimoniale e immobiliare, città dei cavalieri. Se ne parla tuttora tra vendite, acquisti e operazioni immobiliari che sembrano seguire lo stesso filo rosso. Un filo che lega il passato al futuro.

Ne è un esempio la vendita della ditta dei fratelli Costanzo di cui era titolare il cavaliere del lavoro Carmelo e dei ruderi del centro commerciale mai nato Etnikos, appartenuto invece al cavaliere Francesco Finocchiaro. E così la città sembra voler risorgere dalle ceneri di quel che resta dei beni dei cavalieri. Solo in alcuni casi però il patrimonio immobiliare resta nella disponibilità di imprenditori italiani. La strategia comune, almeno per i beni venduti all’asta, sembra essere quella di adattarli a centieri fieristici e centri congressuali. Quelli invece che sono rimasti nelle mani degli eredi vengono dati in affitto a finanziarie. Come la villa dei Restivo a Catania. In alcuni casi però, nonostante i beni siano stati venduti al pubblico incanto, l’acquisto non ha sortito gli effetti sperati. Proprio come per Etnikos: l’immobile è rimasto intatto e versa ancora nel degrado.

I nipoti di Graci si spartiscono una gran fetta del mercato dell’oro con diverse gioiellerie gestite dai Restivo, eredi del cavaliere. Concessionari di marche di orologi pregiati come Philippe Patek. Spartire non è neanche il verbo più adatto perché in Sicilia di gioiellerie ne sono rimaste ben poche. E quella gran fetta di mercato assurge ormai quasi alla totalità con punti vendita a Catania, Taormina, Siracusa, Enna e Panarea. Il maggiore concorrente sembra essere la gioielleria Rocca Calderone, concessionario Rolex, che di punti vendita ne ha quattro. Ai Restivo, e quindi ai Graci, è toccata la vendita dei Patek mentre alla famiglia Rocca Calderone quella dei Rolex.

Al civico 266 di corso Italia c’è la sede di Fineko Bank. I locali che ospitano la società finanziaria sono di proprietà di Rosline 2005 srl, società immobiliare con sede legale in via Luigi Pirandello a Palermo. Si occupa di operazioni aventi ad oggetto immobili di sua proprietà o in leasing i cui soci sono Daniela e Grazia Maria Adelaide Graci. Di Rosline ha fatto parte Salvatore Ferracane, collaudatore ingegneristico del Comune di Catania ancora in servizio. Ferracane è stato anche direttore tecnico del cantiere per la realizzazione del viadotto sul fiume Simeto in Costruzioni e appalti pubblici il cui acronimo è Ceap. Una delle società dei fratelli Costanzo con sede a Misterbianco, in corso Carlo Marx. Quest’ultima nel 1994 è stata oggetto di una procedura di fusione per incorporazione in cui la società incorporante era proprio la Fratelli Costanzo spa.

I Restivo si interessano anche di vino. Ne è prova la società Restivo Wine di proprietà di Francesco Restivo Graci, che ha possedimenti agricoli a Castiglione di Sicilia in cui esercitano l’attività di coltivazione di viti e produzione di vino. Parte delle quote di questa sono di proprietà di Refra srl, la stessa con cui Restivo gestisce la gioielleria in corso Umberto, a Taormina.

Gran parte dei possedimenti della famiglia Graci, tra terreni e fabbricati, si trovano ad Aidone, in provincia di Enna. In particolare sono otto gli ettari presi di mira dalla Regione, parte dei quali è stata interessata da una procedura di esproprio per la realizzazione del parco fotovoltaico Aidone. Esproprio che gli ha assicurato una rendita pari a circa undicimila euro. Tutti di proprietà di Gaetano Graci, la moglie Calogera Falzone e la figlia Daniela. 

Pare che la famiglia Restivo sia molto vicina a Fratelli d’Italia, in particolare al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, adesso imputato nel processo incardinato sui reati di corruzione e peculato. Come dimostra l’endorsement di Francesco Restivo nei confronti del presidente con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook che risale al 2022 e che richiama l’articolo di Gazzetta Rossazzurra: un pezzo che canta le lodi di uno dei big di FdI siciliana.

Lo stabilimento dei fratelli Costanzo

I fratelli Costanzo, Carmelo e Pasquale hanno ereditato dal padre l’impresa fondata dal nonno, la Fratelli Costanzo spa nel secondo dopoguerra. E hanno proseguito l’attività nello stabilimento di famiglia in corso Carlo Marx a Misterbianco.

L’impresa edile, con uno stabilimento a Misterbianco produceva prefabbricati pesanti in calcestruzzo per uso autostradale, ferroviario, marittimo e civile, nonché interi edifici industriali, commerciali e per uso civile, impianti di potabilizzazione, sistemazione agraria e forestale, opere speciali in cemento armato e villaggi turistici, quali La Perla Jonica. L’esercizio dell’attività è proseguito fino al 2022 quando il bene è stato venduto all’asta a seguito del fallimento dell’azienda: nella massa passiva della procedura fallimentare confluirono oltre alla società per azioni, anche 3a spa, Pat 2 srl, Scelf srl e Scia srl. Alla fine l’immobile è stato acquistato a una cifra pari a dieci milioni di euro, nonostante l’asta partisse da un valore di 14 milioni di euro. A comprarlo sono stati i fratelli Di Cavolo con la società consortile, che di consorzio ha bene poco, Fin Consorzio con sede legale al civico 78 di via Savoia a Roma. Soci del consorzio sono Daniele, Carlo e Giovanni Di Cavolo. Tutti e tre risultano amministratori o soci di altre due ditte che farebbero parte di quello che sui diversi siti riconducibili alle società viene definito Gruppo Di Cavolo. A ottobre dello stesso anno il bene viene utilizzato per l’allestimento di Siciliafiera, la manifestazione fieristica, in cui trovano spazio congressi ed eventi congressi ed eventi in un’area complessiva di 350mila metri quadri, tra aree coperte ed esterne. Sei padiglioni con cinque ingressi indipendenti nell’isolato compreso tra le vie limitrofe a corso Carlo Marx. Anche Siciliafiera fa capo a una delle società dei Di Cavolo, la Sicily Hub, una benefit a responsabilità limitata amministrata da Daniele Di Cavolo. Socio unico di questa società è un’altra società benefit a responsabilità limitata. Si chiama Esperia group: è una delle tante società che fa parte del gruppo di Cavolo. Insieme a questa ci sono anche Finpar 2000 esco srl e New & Co srl, di quest’ultima è amministratore unico il figlio di Daniele, Giovanni Di Cavolo.

Nel 2012 Daniele Di Cavolo è stato destinatario di un sequestro pari a 50 milioni di euro eseguito dalla Dia di Catania. Nel 2003 era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Obelisco che faceva luce sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Per i magistrati Di Cavolo sarebbe stato vicino alla mafia, in particolare alla famiglia Santapaola-Ercolano. Notizia, poi, smentita dal legale di Di Cavolo: «È del tutto destituita di fondamento la notizia secondo cui il mio assistito apparterrebbe ad associazioni mafiose catanesi» replicava Roberto Pennisi su un noto giornale locale. «La notizia, data forse a causa di un mero errore di informazione – aggiungeva il penalista – è comunque in assoluto contrasto con quanto ritenuto con la sentenza emessa dal gip di di Catania il 29 luglio del 2011 che ha assolto perché il fatto non sussiste, Daniele Di Cavolo dal reato di concorso esterno all’associazione mafiosa, dopo che lo stesso pm Agata Santonocito aveva modificato l’originario capo d’imputazione. Ugualmente il gip – conclude l’avvocato Pennisi – non ha ritenuto sussistente l’aggravante dell’associazione mafiosa e con la stessa sentenza ha escluso tassativamente qualunque condotta posta in essere da Daniele Di Cavolo finalizzata ad agevolare qualsiasi associazione mafiosa».

Il centro commerciale Etnikos di Finocchiaro

Dodicimila metri quadri di superficie, mai stato utilizzato è rimasto abbandonato dai tempi della sua costruzione. Appena ultimato è stato messo all’asta per la procedura di fallimento della Finocchiaro Costruzioni, avviata a dicembre del 1996. Si chiamava Etnikos il centro commerciale mai nato di via Acquicella Porto che nel 2023 è stato acquistato da ha un nuovo proprietario. Si tratta di Alfa Company, una società a responsabilità limitata che lo ha acquisito a poco più di un milione e 200mila euro. Un prezzo, anche in questo caso, sottostimato rispetto alla cifra di 120 miliardi di lire originarimente prevista dalla perizia del 1997. Amministratore unico di Alfa è Lin Chaozhou, un imprenditore cinese titolare di Piazza Cina, il negozio di abbigliamento che si trova in via Aldo Moro a Misterbianco, che è anche sede legale della società. In realtà però sul web e nelle visure camerali compaiono altri due indirizzi corrispondenti a società e ditte individuali riconducibili a Chaozhou: via Alessandro Manzoni a Misterbianco e via Parco inglese a Sant’Agata li Battiati. In quelle che sembrano vere e proprie abitazioni civili.