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La sera dei miracoli catanesi: la vittoria in coppa scaccia via tutti i problemi

di Alessandro Fragalà -





di ALESSANDRO FRAGALà- La sera dei miracoli catanesi: la vittoria in coppa scaccia via tutti i problemi

E’ la sera dei miracoli… questa sera così dolce che si potrebbe bere, da passare in centomila in uno stadio. Così cantava Lucio Dalla in uno dei brani più iconici del suo straordinario repertorio. La sera dei miracoli: così potremmo definire la serata in cui lo sport e il calcio, magicamente, hanno cancellato tutti i problemi di una città, Catania, che ancora una volta ondeggia tra mille contraddizioni. Si muove la città, con le piazze e i giardini e la gente nei bar, galleggia e se ne va anche senza corrente camminerà. Ma questa sera vola, le sue vele sulle case sono mille lenzuola. Continua così il cantautore bolognese che tanto amava la nostra terra. E l’immagine di Catania dopo la vittoria della Coppa Italia di Serie C è proprio quella che Dalla dipinge nella sua canzone. Una vittoria, quella della Coppa, una città che si muove, le piazze e le strade prese d’assalto, le bandiere sventolate fino a tarda notte. E tutto il resto, non è noia, ma è niente. Si perché Catania è così. In un attimo ha dimenticato che lo stadio era vuoto (o semi vuoto in realtà) perché a Padova (nella gara di andata) 30 facinorosi avevano invaso il campo e aggredito i tifosi avversari; ha dimenticato che appena poche ore prima una molotov era esplosa e aveva distrutto un bar del lungomare; ha dimenticato il caos, le buche nelle strade, i tombini otturati, le discariche abusive sparse ovunque. Ha dimenticato la mancanza di sicurezza percepita, lo stupro di una ragazzina alla villa Bellini, le piazze di spaccio che quasi settimanalmente vengono sgominate da polizia e carabinieri. Un elenco davvero lungo che potrebbe continuare all’infinito. Ma il calcio è così, storicamente. Lo è nel mondo, in Italia e a Catania in modo particolare. Una lavatrice scaccia problemi che fa sembrare tutto più bello. E la politica lo sa e cavalca l’onda salendo sul carro dei vincitori. Anche perché le due cose, non di rado, si mischiano con interessi comuni che vanno anche oltre il calcio. La storia dice che è la politica a decidere, in caso di fallimento di una società, a chi affidare il compito di riportare il calcio in quella o in quell’altra città. E’ successo a Palermo qualche anno fa e a Catania di recente, quando l’amministrazione (guidata in quel periodo dal vicesindaco Bonaccorsi) ha affidato il Catania al gruppo Pelligra. Lo stesso Pelligra, sempre attraverso la politica, è stato scelto per riqualificare l’ex Blutec di Termini Imerese (ma questa è un’altra storia). Tornando al calcio, non deve sorprendere se il presidente della regione Renato Schifani su Facebook si sia complimentato con il Catania sottolineando come si sia trattato “di un successo sportivo, meritato dalla società e dai catanesi tutti. Un successo della volontà, della passione, che dimostra ancora una volta, che fare bene e possibile, nello sport e non solo”. Più pungente invece il messaggio del sindaco di Catania, Enrico Trantino, che insieme ad una sua foto con la Coppa italia, ha dedicato questa vittoria a quei bambini (presenti allo stadio) che “hanno tifato, mostrandosi più maturi di certi adulti”. Un chiaro messaggio ai pseudo tifosi che hanno costretto tutti gli altri, quelli veri, a guardare la partita in tv. Significativa, poi, la dedica alla città che, secondo il sindaco, “ha bisogno di segnali di riscossa”. Ecco, torniamo, fortunatamente, al punto di partenza. A prescindere dai colori politici, Trantino ha proprio ragione. La città di Catania ha bisogno di una riscossa. Una riscossa economica e culturale. Una riscossa profonda, che deve partire dalla politica per arrivare a tutti. Qualcuno dice che lo stadio sia lo specchio della città. E forse non ha tutti i torti. Una città che paga per gli errori di pochi che, però, poi vanno a inficiare quanto di buono viene fatto. Ecco. La riscossa di cui parla Trantino deve partire proprio da questo: se Catania vuole crescere deve riuscire a isolare chi non rispetta le regole, chi pensa di poter fare sempre ciò che vuole. Se questo un giorno accadrà, allora si che, utilizzando un termine calcistico, Catania potrà veramente andare nella Serie A della vivibilità.