Leggi:

Cronaca

La droga dall’Italia e dall’estero per rifornire Messina: 112 arresti

di Alessandro Fragalà -





Ottantacinque persone sono finite in carcere, di cui 16 erano già detenute, e altre 27 sono state poste agli arresti domiciliari: questi i numeri di una vasta operazione anti droga condotta dalla Procura di Messina e realizzata dai Carabinieri del comando provinciale, con l’eccezione di quattro misure affidate alla Polizia penitenziaria.

L’operazione nasce da tre distinte indagini coordinate dalla DDA a partire da gennaio 2021: una dalla compagnia di Messina Sud e le altre due dalla compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto. L’inchiesta ha rivelato l’esistenza e l’operatività di diverse organizzazioni criminali attive nel narcotraffico a Messina e nel Barcellonese, con collegamenti con strutture calabresi e gruppi attivi in Campania, Lombardia e all’estero.

Le indagini hanno permesso di individuare i canali di approvvigionamento della droga: la Calabria per la cocaina, le province di Napoli e Milano e la Spagna per l’hashish, e i Paesi Bassi per lo spice, un cannabinoide sintetico con effetti psicotropi estremamente dannosi per la salute. Le indagini si sono basate su intercettazioni, servizi di osservazione e pedinamento, arresti, sequestri di sostanze stupefacenti e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

Durante le operazioni, i Carabinieri hanno sequestrato 120 chilogrammi di droga tra cocaina, hashish e marijuana, 226.000 euro in contanti, ritenuti provento della vendita di sostanze stupefacenti, due fucili e tre pistole con il numero di matricola cancellato. Sono state arrestate 23 persone in flagranza di reato e segnalati alla Prefettura 150 consumatori di droga. Nel rione Giostra di Messina, sarebbero stati costruiti dei ‘fortini’ in abitazioni di membri dell’organizzazione per stoccare e custodire la droga.

Nel tentativo di forzare un ingresso nel 2021, un Carabiniere è rimasto ferito a un piede. Il gruppo criminale avrebbe avuto la capacità di generare un fatturato di 500mila euro al mese, che confluiva in una cassa comune. Ci sono anche un agente di polizia penitenziaria e un infermiere dell’Asp di Messina tra i destinatari della misura cautelare.

Al centro delle indagini il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto dove l’agente avrebbe coadiuvato uno dei capi del gruppo criminale, detenuto, consegnandogli stupefacente, poi, distribuito nell’istituto penitenziario, l’infermiere avrebbe introdotto la droga nel carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi.

A Barcellona Pozzo di Gotto, è emerso dalle indagini dei Carabinieri, arrivava l’hashish dalla Spagna che più gruppi locali, ben strutturati, avrebbero fatto entrare anche nel carcere, dove un detenuto distribuiva dosi e telefonini entrati illegalmente. Cellulari nell’istituto penitenziario erano forniti anche da un altro gruppo, costituito da detenuti e una donna che agiva dall’esterno.

Contestualmente, all’esecuzione delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno anche eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale e del compendio aziendale di cinque società, compresa una concessionaria di autovetture, ubicate a Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e in Spagna, di 7 beni immobili (fabbricati e terreni), autovetture, polizze assicurative e conti correnti, tra cui uno relativo a un istituto di credito spagnolo, intestati o nella disponibilità degli indagati, del valore complessivo di 4 milioni di euro, essendo stati acquisiti consistenti elementi indiziari per ritenere che tali attività fossero il reimpiego dei profitti illecitamente acquisiti. Dalle indagini emerge anche la presenza di un’organizzazione criminale, con basi operative a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo dedita al traffico di ingenti quantitativi della droga sintetica denominata spice, nonché di cocaina e marijuana.

In particolare, il gruppo criminale avrebbe importato lo spice dal mercato olandese tramite siti web riguardanti, apparentemente, il commercio di prodotti leciti, generando un volume d’affari di circa 50.000 euro al mese. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli a onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria. Dagli accertamenti condotti, anche questa organizzazione criminale avrebbe avuto la disponibilità di armi e la sua forza criminale sarebbe emersa dalla circostanza di essere in grado di operare nel narcotraffico, senza subire interferenze da parte di sodalizi concorrenti del territorio di Barcellona Pozzo di Gotto.