Politici malandrini e corruttele enti formazione professionale: casi isolati in un settore sano
La formazione professionale è un settore importante e strategico per lo sviluppo della Sicilia, dove le risorse impegnate ogni anno dall’Unione europea, lo Stato e la Regione, sono ingenti e le indagini per truffa enti formazione sono ricorrenti.
Gli enti di formazione sono generalmente realtà serie e affidabili, ma nel passato le cronache hanno riportato episodi di illeciti e malversazioni.
Torna a far parlare del settore un caso di truffa all’Unione Europea perpetrato da politici in combutta con alcuni istituti di formazione. Si sa che la magistratura agisce, in molti casi, proprio laddove la politica fallisce con un sistema dei controlli farlocco.
L’inchiesta dei pm di Marsala e della Procura Europea (Eppo) avrebbe scoperchiato un sistema corruttivo con esponenti politici accusati a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e riciclaggio.
Soggetti politici che avvalendosi degli enti Cesifop (Centro siciliano per la formazione professionale), Ires (Istituto di studi e ricerche economiche e sociali) e Associazione Tai, avrebbero ottenuto finanziamenti del Programma operativo Fondo sociale europeo 2014/2020 per oltre 8,7 milioni di euro da destinare allo svolgimento di corsi di formazione e di progetti in ambito sociale, alcuni dei quali non tenuti, come sarebbe emerso dalle indagini per truffa su enti formazione.
Va precisato che gli stessi enti coinvolti non operano da anni o non hanno mai operato, per esempio, nel settore dell’obbligo scolastico. L’Istruzione e la Formazione professionale sono lo spartiacque tra la formazione del passato e quella odierna. Tra chi ha messo su corsi mai svolti e chi, giorno dopo giorno, lotta contro la dispersione scolastica, l’abbandono educativo, collaborando con altre istituzioni presenti sul territorio e con il mondo produttivo per contribuire al superamento del disagio giovanile e lavorativo.
Il sistema formativo che quotidianamente risponde, per esempio nei quartieri a rischio, alla domanda di competenze lavorative qualificate, con l’offerta educativa, il sostegno inclusivo per il contrasto al disagio sociale è cosa diversa da quello emerso dall’inchiesta. Chi oggi fa formazione professionale deve muoversi nella trasparenza, costruendo una rete di soggetti istituzionali e non, con i quali collabora con l’unico obiettivo di formare gli allievi, siano essi minori in obbligo scolastico e formativo che adulti disoccupati, per accompagnarli ad un possibile collocamento lavorativo.
E poi ci sono i lavoratori del settore, che, con grandi sacrifici, prestano la propria opera e la propria competenza in una sorta di missione educativa, prim’ancora che formativa. Il lavoro quotidiano degli operatori della formazione professionale non ha nulla a che spartire con la mala politica e la mala gestione di una vecchia maniera di gestire la formazione e professionale; è encomiabile e va tutelato in ogni circostanza perché rappresentano l’anello di congiunzione tra le famiglie e lo Stato.
Ed è allora, in momenti come questo e davanti a provvedimenti cautelari, che coinvolgono esponenti politici accusati dall’autorità inquirente di reati collegati all’utilizzo di risorse pubbliche per la gestione di corsi di formazione professionale mai realizzati, che occorre fare i distinguo. Guai a pensare che la formazione professionale sia quella delle cronache giudiziarie! Sarebbe un errore madornale e ingiustificato, figlio di una imperdonabile leggerezza che chi fa informazione corretta non può permettersi. I casi di corruttela individuati dalla magistratura, attraverso una straordinaria attività d’indagine volta a ripristinare la legalità e smascherare i corrotti, sono fortunatamente isolati e non rispecchiano un sistema formativo che è mutato radicalmente negli ultimi anni e che svolge una funzione essenziale per la crescita delle nuove generazioni e la qualificazione del mercato del lavoro, sempre più mutevole ed esigente.