I giovanissimi e le droghe: una drammatica escalation
di GIUSEPPE RAFFA* – I casi devastanti del palermitano, le risse con esiti tragici davanti le discoteche, la tensione fra i giovanissimi che sfocia troppo spesso in violenza, ripropongono il problema dell’uso eccessivo di droghe. In Sicilia come altrove. I ragazzi, lo fanno per divertirsi, per correre più veloci; per combattere il ‘mal di vivere’. E lo rifanno perché non ne possono fare a meno. Giovanissimi e droghe, è anche qui, un’attrazione fatale. Cocaina, crack, ecstasy, canne: i ragazzi consumano di tutto e di più, come dimostrano i risultati dell’ultimo monitoraggio effettuato dallo SNAP (Sistema Nazionale di Allerta Precoce contro la Droga): il consumo di sostanze affini alle droghe, sarebbe cresciuto del 370% rispetto al 2022. Incredibile ma vero. Succede in Italia -e assolutamente anche in Sicilia- ma non è che altrove le cose vadano meglio. Negli USA, aumento esponenziale dei decessi per overdose tra i giovanissimi, per lo più per l’abuso di Fentanyl, analgesico che provoca stordimento ed euforia. E attenzione, perché l’abuso di sostanze non riguarda solo i giovani. Anche tanti, adulti ne sono sempre più attratti. Perchè? I motivi sono almeno la “società della performance”, copyright dei filosofi Maura Cangitano e Andrea Colamedici dove non ci si può fermare un attimo, dove conta solo essere sempre più avanti, più performanti appunto in quel sistema di vita, di realtà feroce, che va di corsa, che pretende che anche bambini e giovanissimi siano al top sempre e comunque. Ma non tutti ce la fanno. L’altro, è il mondo cinico e crudele, dove le droghe non fanno fatica nell’occupare il vuoto genitoriale, lo spazio dell’ansia. Ragazzi fragili, soli e insicuri che nelle sostanze trovano il conforto negato dagli adulti di riferimento. A questo oppio canale, ci sono poi le droghe per divertirsi, sballare non solo durante i fine settimane. Spiega lo psichiatra Claudio Mencacci: “Nella società odierna si è creata una dimensione ludica del consumo di droghe potenzialmente nocive, considerate accettabili e tendenzialmente prive di rischi a livello organico e mentale”. Tutto questo ha aperto la strada ad un costante abbassamento della età del consumo e ad una pericolosa condiscendenza che in Sicilia emerge in una serie di studi. I risultati del recente studio Espad, dicono che il 28% degli studenti tra i 15 e i 19 anni fa uso di una o più sostanze illegali e/o di alcol per “necessità di alterare lo stato di coscienza, per sperimentare sensazioni nuove e diverse, per tentare di affrancarsi dalla quotidianità ritenuta cattiva e noiosa, per la insopprimibile voglia di essere più disinibiti e sociali, per il bisogno di rinsaldare il senso di appartenenza al gruppo”. In una mia ricerca effettuata in provincia di Ragusa, con un campione di ragazzi tra i 15 e i 25 anni, l’alcol e le droghe sono il divertimento. Senza di esse, non si divertono mai. In principio, dicono che sia stato l’alcol il propellente di riferimento. Che acquistano dove capita, che usano e perché fa grandi; e loro hanno fretta di crescere. E le sostanze nell’area iblea? Le utilizzano per lo stesso scopo. Le canne sono le più gettonate e il loro utilizzo è, per molti giovani ragusani della ‘Generazione Z’, una specie di compito di sviluppo, cioè una prassi comune e necessaria. Lo faccio perché lo fanno gli altri; lo faccio perché senza non mi diverto. Problemi? Conseguenze? Conoscono gli uni e le altre. Ma fanno ciò che ‘devono’ fare lo stesso, senza porsi troppe domande. Di chi è la colpa? Come per tutti i comportamenti giovanili a rischio non fisiologici, anche in quest’area ‘piccola’ della Sicilia ma significativa, dove il benessere è generalizzato e diffuso a parte poche sacche, le colpe principali vanno ricercate nel cosiddetto ‘abbandono educativo’ dei genitori e nel lassismo degli adulti di riferimento. Poi ci sono le responsabilità di certe scuole che di rado si aprono ai problemi del territorio, alla modernità, alla conoscenza delle emergenze, dei bisogni e delle impellenze dei nativi digitali. E questo, se in alcuni spazi della provincia di Ragusa è un problema superato, in altri rimane invece un problema radicato. Quasi impossibile da sradicare
*Dr. Giuseppe Raffa, pedagogista e formatore