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Gela, il racket dei pascoli, nei campi dove regna la paura

di Redazione -





Rubano tutto, dalla paglia al ferro, e poi lasciano i campi devastati: da mesi, nei pascoli tra Gela, Niscemi e Butera, la situazione nelle campagne è drammatica. Interi raccolti distrutti dal pascolo abusivo, incendi anomali e furti di attrezzature. Soprattutto nelle ultime settimane, stanno aumentando i casi di aziende agricole prese di mira da chi ha interesse a danneggiare le produzioni per ritorsione o semplicemente per ricavare qualche euro dalla vendita del ferro. E cresce la paura tra gli agricoltori che vedono il lavoro di mesi andare in fumo in pochi attimi. Un vero e proprio racket dei campi ai danni dei proprietari terrieri, ostaggio di pochi criminali che nelle campagne fanno il bello e il cattivo tempo, attraverso raid continui, finalizzati soprattutto a danneggiare i raccolti. L’allerta è alta soprattutto nelle campagne di Ponte Olivo e nelle serre della fascia trasformata. Qui, le bande si presentano al calar del sole e assaltano aziende agricole, masserie e frantoi, facendo man bassa di trattori e altri strumenti agricoli di grande valore. Per questo spesso gli agricoltori, stremati da assalti e furti quotidiani, sono costretti a trasformarsi in vigilanti.
A volte le bande chiedono anche un riscatto per l’eventuale restituzione del materiale sottratto.

L’identikit dei criminali è autoctono, semplici banditi rurali che però, a causa della spregiudicatezza e della violenza delle azioni confermano che siamo di fronte ad una vera e propria criminalità organizzata, alcune volte strettamente collegata alle organizzazioni malavitose. Un problema denunciato a denti stretti dai proprietari terrieri che inizia dalle segnalazioni relative ai continui pascoli abusivi. Praticamente, quasi nessun allevatore della zona ha terreni in regola per ospitare il bestiame.
Così, occupano le proprietà di altri e, addirittura, riescono a far pascolare interi greggi in aree colme di rifiuti speciali o in campi coltivati dove, dopo il loro passaggio, non rimane più nulla. Inutile tentare il dialogo, se si intima ai pastori di non passare sulle coltivazioni, nel giro di pochi giorni partono le prime intimidazioni. Si inizia dal danneggiamento delle recinzioni al furto di porte e infissi in ferro, fino a che le case vengono saccheggiate e poi abbandonate. I proprietari alla lunga non tornano più e lasciano tutto, stanchi di subire, e se poi si prova a reagire, arrivano anche segnali più inquietanti, come i colpi di lupara esplosi contro le abitazioni. Secondo molti agricoltori ci sarebbe un filo nero che legherebbe le scorribande dei pastori nei campi con i furti e gli incendi delle case ad opera di chi commercia illegalmente il ferro.

“Eppure – dicono le vittime dei furti – basterebbe poco per individuare i responsabili controllando, ad esempio, i tanti camion zeppi di materiale ferroso e paglia che circolano per le strade di campagna che, per la stragrande maggioranza, sarebbe merce rubata ai tanti agricoltori della città”. Purtroppo però mancano le denunce perché rimane forte la paura di ritorsione, e così per le forze dell’Ordine diventa difficile intervenire. E di poche settimane fa però una delle poche operazioni a contrasto del fenomeno, quando i Carabinieri del Comando Territoriale di Gela hanno arrestato cinque uomini che si sarebbero dedicati, con vari compiti e ruoli, al racket della raccolta della paglia sui territori di Borgo Manfria e contrada Mangiova. In questo contesto sarebbe maturato il tentato omicidio di un bracciante agricolo che si era opposto agli atti intimidatori posti in essere per impedirgli di lavorare in quelle zone. Ad oggi questo è uno dei pochi casi denunciati alle Forze dell’Ordine ma adesso, dopo anni di silenzio, gli agricoltori hanno deciso di rivolgersi proprio dall’associazione Antiracket gelese che nei prossimi giorni incontrerà il Prefetto di Caltanissetta per chiedere interventi decisi.