Dossieraggio, Sindaco Lagalla “spiato in campagna elettorale”
Due sindaci spiati, nel corso degli anni, a distanza di circa 1.500 chilometri, sull’asse tra Venezia e Palermo.
Luigi Brugnaro, primo cittadino della città lagunare e Roberto Lagalla, che guida l’amministrazione comunale del capoluogo dell’isola dal 2022.
Anche il nome di Lagalla, queste le notizie emerse, sarebbe finito nell’inchiesta sul dossieraggio condotto per anni dal luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, tra i principali indagati di un’inchiesta in capo alla Procura della Repubblica di Perugia e che da giorni fa rumore sulla scena nazionale.
Un terremoto che ha spinto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il procuratore perugino Raffaele Cantone a chiedere di essere auditi dalla Commissione Antimafia della Camera.
Inquietante il quadro emerso dalle loro parole. Sconcertanti i numeri elencati da Cantone. Tra tutti, gli oltre 33mila file scaricati dalle banche dati: informazioni apparentemente banali ma pure, come sottolineato, atti coperti dal segreto oltre e, riferiti ad ogni tipo di operazione, tutelati dalla privacy.
Carte e files che servivano ad accertare i rapporti e le relazioni tra le persone, costruendo una narrazione che fotografasse ognuno degli oltre 1500 personaggi spiati.
Tra essi, appunto, il sindaco di Palermo che ora parte all’attacco facendo notare quanto sia “grave che io sia stato spiato nei giorni della campagna elettorale. Se quanto emerge dall’indagine di Perugia è confermato, disegna un quadro molto sconcertante che rischia di calpestare i pilastri della democrazia”.
Lagalla sarebbe finito nel mirino della “pesca a strascico” condotta da Striano un mese prima della sua elezione: il 19 maggio 2022, durante la campagna elettorale.
Ora, il primo cittadino palermitano si dice pienamente fiducioso “nell’operato della magistratura, alla quale spetta il compito di definire i contorni di questa vicenda e di fare convincente chiarezza. In particolare, sarà necessario verificare se si sia di fronte alla sconsiderata iniziativa di un singolo ed infedele soggetto o se, al contrario, dietro questa attività di vero e proprio dossieraggio si nasconda una trama da scandagliare nei suoi pericolosi ed inaccettabili aspetti di delegittimazione di incolpevoli personaggi, che rischiano di diventare strumentali bersagli di oscure e minacciose macchinazioni mediatiche”.
E Roberto Lagalla sottolinea pure che l’attività di ricerca di presunti dati compromettenti a suo carico si è svolta, di fronte alle schermate della Procura nazionale antimafia, in occasione di una seconda contemporaneità.
Quella di “malevoli attacchi nei miei confronti ad opera di alcune e ben identificate testate giornalistiche”. Parole che vanno quasi ad ipotizzare, anche in Sicilia, l’architettura di campagne dei media fondate sui file illecitamente acquisiti.