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Forza Italia, Mulè, “Tamajo chieda scusa al partito, basta questo per stop probiviri”

di Redazione -





“Non so a chi si riferisce Tamajo quando dice che, a differenza di ‘altri’, lui non ha mai ‘campato di rendita’. Certamente non poteva riferirsi a me – afferma Giorgio Mulè -. Io sono abituato a chiamare le cose con nome e cognome”. Il “dire e non dire” è “modalità che non appartiene al mio mondo e al mio modo di essere”. 

”Sì, ho letto il post mattutino dell’onorevole Tamajo. Noto che sia lui che il consigliere Zacco non hanno avuto alcuna forma di resipiscenza dopo la sentenza decisa all’unanimità dal collegio dei probiviri di Forza Italia. Un po’ come Fonzie che non riusciva a dire la parola ‘scusa’ che, da sola, farebbe decadere la mia iniziativa… Me ne dolgo, non per me, ma per tutte le persone che ho difeso con il mio atto e che sono state offese gratuitamente con affermazioni, cito i probiviri, ‘gravemente lesive della dignità (oltre che dell’onore e della reputazione) dei parlamentari eletti in Sicilia’ con una condotta ‘connotata da evidente slealtà nei confronti del Movimento”’. Intercettato a Montecitorio, Giorgio Mulè replica parlando all’Adnkronos all’assessore regionale alle Attività produttive della Sicilia, Edy Tamajo, sospeso per 20 giorni dal collegio dei probiviri di FI, insieme al capogruppo azzurro al Comune di Palermo Ottavio Zacco.

“Non so a chi si riferisce Tamajo – spiega – quando dice che, a differenza di ‘altri’, lui non ha mai ‘campato di rendita’. Certamente non poteva riferirsi a me. Io sono abituato a chiamare le cose con nome e cognome”.

Il “dire e non dire” è “modalità che non appartiene al mio mondo e al mio modo di essere. Di sicuro è quanto di più lontano dovrebbe appartenere a chi, per dirla con Renato Schifani, ‘incarna pienamente i valori del partito’. E ora, mi scusi, ma devo incontrare due sindaci della provincia di Palermo alle prese con problemi seri. Siamo gente del fare, no? Le chiacchiere anche no”, taglia corto il vicepresidente della Camera.