Sanità, le assunzioni del Pnrr e le proteste dei laboratori privati
di ELISA PETRILLO- Sanità, le assunzioni del Pnrr e le proteste dei laboratori privati
In un contesto di significative trasformazioni nel settore sanitario italiano, emergono sviluppi promettenti così come accese proteste. Da una parte, la Sicilia annuncia l’assunzione di circa 300 nuove figure tra infermieri, amministrativi e tecnici. Lo dice una circolare arrivata nei giorni scorsi ai manager delle Asp della Regione che dà quindi il via alla prima ondata di assunzioni per i progetti di potenziamento della sanità grazie ai fondi del Pnrr. Questi professionisti saranno destinati a rafforzare le 50 centrali operative territoriali (Cot) previste entro il 2026, assieme a 155 case di comunità e 43 mini ospedali. Le Cot rappresenteranno il cuore pulsante del sistema, fungendo da plancia di comando per coordinare l’assistenza al paziente attraverso un’efficace rete che include ospedali, piccole realtà locali e strutture sociosanitarie, integrando anche la telemedicina. L’obiettivo è quello di garantire un’assistenza capillare e tempestiva, in linea con le moderne esigenze di prossimità e personalizzazione del servizio sanitario.
Per questo al loro interno il piano finanziato col Pnrr prevede che lavorino 1 coordinatore infermieristico, da 3 a 5 infermieri e 1 o 2 amministrativi e tecnici. Il totale fa, appunto, circa 300 assunzioni che le Asp, in base alla comunicazione ricevuta dall’assessore Giovanna Volo e dal dirigente della Pianificazione Strategica, Salvatore Iacolino, dovranno completare entro il 30 settembre. Perché per quella data le Cot dovranno essere del tutto operative.
Allo stesso tempo, il settore della sanità privata accreditata si trova a fronteggiare sfide notevoli. È previsto per mercoledì a Roma, al Teatro Brancaccio in via Merulana 244, uno sciopero dei laboratori privati. Questa mobilitazione nasce dalla contrarietà a un progetto che, secondo gli organizzatori, potrebbe compromettere gravemente la medicina del territorio.
La richiesta è chiara: si sollecita un intervento del Ministero dell’Economia e della Salute per rivedere il tariffario, con l’obiettivo di evitare il caos nella sanità pubblica e privata accreditata. La proposta è quella di aprire un tavolo tecnico ministeriale e di posticipare l’entrata in vigore delle nuove tariffe al 1° gennaio 2025.La manifestazione vedrà la partecipazione di strutture provenienti da diverse regioni d’Italia, Sicilia inclusa, segno di un malcontento diffuso e della volontà di dialogo per trovare soluzioni condivise che preservino l’efficienza e l’accessibilità della medicina sul territorio. Alla protesta di questa categoria di aziende, inoltre, si aggiungeranno le strutture di radiologia, cardiologia, odontoiatria e fisiatria.
Il motivo dello sciopero è da ricondurre al fatto che tali aziende rischiano “di pagare le conseguenze di un tariffario ministeriali che in media riduce del 40 percento i rimborsi alle strutture che erogano prestazioni, costringendo le stesse alla chiusura con perdite di numerosi collaboratori e causando disagi ai cittadini”, così come spiega Federbiologi Sicilia in un’apposita nota.
Un ulteriore punto di frizione è rappresentato dai recenti tagli agli investimenti per la sanità in Sicilia. A determinarli è il nuovo decreto di rimodulazione del Pnrr del ministro per la Coesione Raffaele Fitto che rimodulerebbe in tutta Italia progetti sulla sanità per un valore complessivo di 700 milioni di euro. Questi tagli, che colpiscono in particolare i progetti di potenziamento della rete di medicina di prossimità, hanno suscitato un forte dissenso non solo in Sicilia ma in tutte le regioni italiane.
Dal vertice online degli assessori alla Salute di tutte le Regioni, al quale ha preso parte anche l’assessore gel governo Shifani, Giovanna Volo, insieme al suo staff: arriva un secco “no” unanime e la richiesta al ministro di ritirare il decreto che nell’Isola frenerebbe buona parte dei progetti già previsti (e approvati dal governo nazionale) finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La strada da percorrere è ancora lunga e irto di sfide, ma il dialogo e la collaborazione tra tutte le parti interessate rimangono la chiave per costruire un futuro migliore per la sanità italiana.