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Cronaca

Un pamphlet sulla strage di Altavilla: “E se (il diavolo) non esistesse?”

di massimilianoadelfio -





di PASQUALE HAMEL
Fra le tante pessime notizie che affollano la nostra informazione quotidiana, una buona ce la danno don Franco Romano e don Cosimo Scordato comunicandoci che il diavolo non esiste. La notizia, rassicurante, ci viene comunicata attraverso un breve pamphlet, meno di 50 pagine, dal titolo “E se non esistesse?”, a giorni in libreria, edito da SpazioCultura Palermo, a seguito della terribile strage di Altavilla Milicia. Senza lasciarvi tuttavia ingannare dal il titolo provocatorio e dal nostro incipit canzonatorio non si tratta, però, del solito divertissement, ma di una riflessione seria, come merita l’argomento trattato, dalla quale gli autori traggono una morale e una proposta per quanti, come noi, si sono accontentati della rassicurante idea che, in fondo, ci assolve dalla responsabilità del male. La proposta è quella di fare a meno dell’ipotesi del diavolo perché la realtà è decifrabile con gli strumenti di cui disponiamo, facendo soprattutto appello alla bellezza della nostra responsabilità. Naturalmente, gli autori non si fermano a quest’affermazione ma si interrogano su come la dottrina delle Chiese cristiane abbia fin dalle origini coltivato l’idea della presenza di un essere maligno, appunto, il diavolo. Lo studio della storia ci ha, infatti, insegnato che l’idea del “diavolo”, espressione del male, è sempre stata presente, con le sue orrende perversioni, nelle diverse culture a inquietare gli animi e turbare il sonno degli uomini, opere letterarie, testi sacri e profani e iconografie artistiche ne hanno dato, in tratti orripilanti, perfino una fisica rappresentazione dominato rafforzando l’idea di una sua reale esistenza. Chiedersi dunque, se detta entità sulfurea esista o meno, non poteva che suscitare, come è di fatto accaduto, scandalo soprattutto in chi ha coltivato l’idea rassicurante che non sia in fondo l’uomo a concepire il male ma che ci sia un terzo, un’entità misteriosa e pur presente, a “indurre in tentazioni”.
Per i due autori, cultori appassionati e raffinati interpreti della parola evangelica e dei testi biblici, non solo per il cristiano la negazione dell’esistenza del diavolo è il risultato di una attenta esegesi dei testi sacri ma anche, e soprattutto, alla luce della affermazione di fondo che il mondo sia avvolto dalla grazia di Dio, è frutto di una vera e propria necessità di farne a meno anche perché, affermano gli autori, “Il riferimento al diavolo non ci sembra utile perché distrae da quelli che sono i veri nessi che configurano la realtà a livello fisico, a livello sociale, a livello psichico/mentale, a livello religioso.“ D’altra parte accettare l’idea dell’esistenza del diavolo comporterebbe la menomazione dell’idea dell’onnipotenza divina ma, anche, “una deresponsabilizzazione dell’uomo” come affermano alcuni teologi contemporanei” che mettono in evidenza come, invece, “la causa prima del male e del peccato resti il cuore dell’uomo”. Ma allora, ci si può chiedere, da dove viene questa idea del diavolo e come mai la cultura delle Chiese cristiane, ne ha fatto quasi parte integrante della stessa dottrina? Responsabili di questa “abusiva” introduzione nelle dottrine sono le culture assiro- babilonese e iraniche, che sono infarcite della presenza di demoni “i quali giocano un ruolo negativo nei confronti degli uomini”. Ma, allora, come giustificare quest’assunto alla luce dei tanti riferimenti al maligno di cui anche gli Evangeli sono infarciti? La risposta, offerta, è che “questi cosiddetti ‘spiriti impuri’ vanno compresi come allusivi a tutte le diverse ideologie politiche e religiose, che dominavano al tempo di Gesù” l’esegesi del testo va dunque legata al tempo, e, scrivono gli autori “esse coltivavano l’idea di un messianismo trionfante, capace di scacciare con la forza l’impero romano consentendo a Israele di ergersi come guida politica e religiosa di tutte le nazioni.” Parimenti i cosiddetti fenomeni di possessione “possono essere interpretati come espressione del fanatismo religioso con punte di pensieri ossessivi, con veri e propri fenomeni di dipendenza da idee fisse o altro ancora.” Oggi, affermano gli autori, è arrivato il tempo, come scrivevamo, di fare a meno del diavolo e non a caso sovviene la citazione del teologo evangelico Rudolf Bultman il quale afferma che “grazie alla conoscenza delle forze e delle leggi della natura è liquidata la credenza negli spiriti e nei demoni” cosicché, aggiungono gli autori “Il riferimento al diavolo (finisce per distrarre) da quelli che sono i veri nessi che configurano la realtà a livello fisico, a livello sociale, a livello psichico/mentale, a livello religioso.