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Attualità

Formazione, la sfida dello sviluppo ma nell’Isola regna il caos

di massimilianoadelfio -





di GIUSEPPE MESSINA
La formazione professionale in Sicilia, nei prossimi tre anni, beneficerà di ciò che la comunità europea ha voluto concedere al popolo siciliano per risollevarsi dall’annoso problema che lo vede relegato ai margini della società. Un importante contributo che vale oltre un miliardo di euro nei prossimi tre anni. Un settore nel quale la politica isolana non ha mai creduto ma che ha opportunamente sfruttato con l’approssimarsi delle stagioni elettorali. Le risorse arriveranno dalla programmazione europea 2021/2027, dal Fondo Sviluppo e Coesione, dai fondi del Pnrr, dalle risorse nazionali e regionali. Rappresentano una valanga di fondi che conducono inevitabilmente ad affrontare il tema fondamentale per la formazione regionale: la parità di accesso alle risorse pubbliche tra i soggetti in possesso di reali capacità organizzative, strutturali e laboratoriali. In questo scenario “dorato”, la prima cosa da fare sarebbe quella di dotarsi di strumenti a garanzia della pluralità nel sistema formativo. “Sarebbe”… il condizionale è d’obbligo, perché, evidentemente, così non è! Ci saremmo aspettati che il governo regionale provvedesse a garantire una formazione efficace ed efficiente, garantita dalla sburocratizzazione delle procedure, dalla gestione fluida dei flussi finanziari e di pagamento, dal funzionamento dei server dedicati, nonché dal sistema di controlli. Ma, ahimè, al momento, niente di tutto ciò. Tutto è stantio. Eppure, trattandosi di denaro pubblico, sarebbe opportuno prevenire l’eventuale possibile “assalto alla diligenza” da parte di soggetti operanti nell’ambito formativo, vocati al mero profitto. Ed invece, le settimane appena trascorse ci hanno mostrato una situazione esattamente agli antipodi rispetto a quella che, a nostro modesto parere, avrebbe dovuto essere prospettata. La politica siciliana, o almeno una parte di essa, ha optato per l’allargamento delle maglie. Va letta in questa direzione l’approvazione di una norma, fortemente voluta dai partiti che sostengono il governo del presidente della Regione siciliana, all’interno dell’Assemblea Regionale, che cancella il tetto di finanziamento massimo per ciascun ente formativo in Sicilia, introdotto con legge regionale nell’agosto del 2022. Scelta politica, espressa in una lunga e movimentata notte di lavori parlamentari, lo scorso mese, che ha l’effetto immediato di lasciare nelle mani di pochi enti di formazione il settore, che continuerà ad essere gestito in regime di oligopolio. Pochi enti che, numeri alla mano, gestiscono già da qualche anno circa il 70% dei finanziamenti complessivi posti a bando dalla Regione siciliana. Un lauto bottino, per l’appunto. Che motivo c’era? E non è tutto, perché stiamo assistendo ad un atteggiamento schizofrenico nel settore, a riprova del fatto che, fissate le regole negli avvisi pubblici, anche attraverso il confronto con gli stakeholders, in corso d’opera, vengono modificate nel silenzio A chi giova? È il caso dell’avviso 7, nato per aggiornare il catalogo dell’offerta formativa con qualifiche rispondenti alle mutate condizioni occupazionali del mercato del lavoro in Sicilia. Tale modifica del Catalogo, si era resa necessaria per dare agli enti la possibilità di realizzare percorsi formativi di qualificazione mirati al rafforzamento dell’occupabilità nell’Isola. Con la prima finestra, che vale quasi 80 milioni di Euro, la Regione siciliana si è posta l’obiettivo di perseguire l’accrescimento dell’occupabilità della popolazione in età lavorativa. Cos’è accaduto? Con l’avviso 7 è stato innalzato il tetto massimo di finanziamento per ciascun ente formativo da due a cinque milioni, in fase di progettazione esecutiva, rispetto all’avviso pubblico iniziale. Sul versante della gestione dell’accreditamento, la Sicilia si distingue, in negativo, per la facilità di accreditamento delle sedi formative, il cui numero, perciò, è fuori controllo, senza verifiche specifiche su dotazione di organico, struttura e presenza dei laboratori. Eppure, il Parlamento siciliano ha approvato a fine gennaio una norma che prevede l’assunzione di quattro figure, tra gli operatori della formazione professionale, in ogni sede formativa. Ad oggi non si ha notizia circa la piena applicazione della legge. E per finire, non si ha mai certezza sulle date fissate dal governo regionale. Nelle scorse settimane, era saltato il click day del Par Gol Sicilia per l’avvio di percorsi formativi destinati ad adulti disoccupati, percettori di RDC, finanziati con le risorse del Pnrr. Il click day dell’avviso 7 è stato posticipato al 4 marzo. Lo slittamento dell’avvio dei corsi di formazione alimenta diffidenza tra i disoccupati. Un caos silenzioso che alimenta più di un sospetto sulla trasparenza del sistema formativo siciliano.