Droga come il pane: lo spaccio take-away
Anche lo spaccio della droga si aggiorna ai tempi moderni, all’era del 2.0 e dell’online che rende tutto più pratico e più veloce. Da un lato si cerca l’aggiornamento, dall’altro si prova a eludere in modo diverso il controllo delle forze dell’ordine. Ecco come dalla tradizionale piazza di spaccio a cui, fin ora, siamo stati abituati, rappresentata in film e serie tv, si è passati alla droga ‘take away’ o su ordinazione, come avviene quando si attende un corriere che dovrà consegnare un acquisto fatto in rete. E non deve stupire, in questo senso, se uno degli arrestati quando doveva avvisare il cliente per la consegna della droga, diceva “già fatto amazon”, proprio come un onesto corriere. La fase conclusiva di un sistema perfettamente collaudato e semplice come una normale procedura di vendita: chiami (una velocissima chiacchierata in cui veniva richiesta la disponibilità del pusher e la quantità richiesta, sempre usando parole in codice), ordini (con l’indicazione del punto, del giorno e dell’orario in cui sarebbe avvenuta la consegna) e ritiri nel luogo e al momento che preferisci, con pagamenti che potevano avvenire anche mediante la ricarica di carte ricaricabili intestate ad altre persone. E così come avviene con gli acquisti in rete, il ritiro si poteva effettuare anche in una base logistica, che in questo caso era un panificio situato in una strada senza sbocco del comune di San Giovanni La Punta, nell’hinterland catanese. Anche per questo l’operazione dei Carabinieri della compagnia di Gravina di Catania, seguito di quella denominata ‘Koala’ del 2021, è stata denominata ‘Non solo pane’. Sono nove le persone tratte in arresto, otto tradotte in carcere, mentre una agli arresti domiciliari (si tratta di una donna coniuge di uno degli indagati). “Non dobbiamo parlare di una piazza di spaccio – ci spiega Riccardo Capodivento, comandante della compagnia di Gravina di Catania – in quanto si trattava di uno spaccio che potremmo definire di tipo itinerante.
Gli indagati utilizzavano il contatto telefonico con i clienti, questi infatti li contattavano per chiedere di volta in volta la dose necessaria, si davano un appuntamento in un luogo conosciuto, sia ai clienti che agli spacciatori. Lì dopo un fugace scambio di battute, ricevevano la droga, davano pagavano, si salutavano e proseguivano”. Oltre a non essere una piazza, non si trattava nemmeno di un’organizzazione con vertice e base. “Ognuno degli indagati – continua il militare – aveva posizioni autonome rispetto agli altri spacciatori, che al massimo si coordinavano in coppie e proseguivano questa attività di spaccio al dettaglio”. Tra questi, dunque, c’era anche il titolare di un panificio (Giuseppe Puglisi di 64 anni) che utilizzava la sua attività come copertura per gli affari illeciti. Sfruttando la particolare logistica della sua rivendita, tra un cliente e l’altro, intratteneva anche gli assuntori che entravano nel panificio e chiedevano mezzo chilo di pane o mezza pagnotta e, invece, ricevano cocaina.
Ma non solo: c’era anche chi, per evitare di essere scoperto, intratteneva in casa gli spacciatori come fossero amici. La permanenza degli spacciatori in casa degli assuntori, secondo quanto scoperto dai carabinieri, avveniva nel tempo necessario alla consumazione della dose di cocaina che gli era stata venduta. Della serie: dal produttore (o meglio dal venditore) al consumatore finale. Le indagini che, come detto, rappresentano la prosecuzione dell’operazione ‘Koala’ del 2021 che aveva consentito di individuare l’esistenza di un sodalizio criminoso finalizzato allo spaccio di cocaina in modalità, appunto, itinerante nella provincia di Catania. Le indagini di questa nuova operazione sono state eseguite nel periodo che va da febbraio a giugno del 2023 e si sono concentrate sulle attività di spaccio itinerante che avvenivano nei comuni di Catania, Gravina di Catania, Mascalucia, San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, Valverde e Tremestieri Etneo.