Strage di Altavilla. La madre di Antonella: “Non sono dei pazzi”
Una carezza ad un peluche che è stato lasciato davanti il cancello della casa degli orrori. Una casa che prima era famiglia, era appunto una casa normalissima dove si svolgeva la quotidianità di una famiglia apparentemente serena e normale. Adesso la mamma di Antonella Salamone, la donna uccisa assieme ai suoi due figli dal marito Giovanni Barreca ad Altavilla Milicia, guarda con tenerezza quell’orsacchiotto che in questo momento le ricorda il piccolo nipote Emanuel, torturato e ucciso da quel genero che adesso è in carcere con l’accusa di omicidio plurimo e soppressione di cadavere.
“Questo orsacchiotto rappresenta l’amore per loro – ha detto la mamma di Antonella Salamone – anche mia figlia era una coccolona. Era la mia bambina, e poi i miei nipotini, amori miei”. Si commuove quando pensa a cosa hanno passato, i dettagli macabri sulla vicenda sono un pugno allo stomaco per tutti, figuriamoci per loro che non riescono ad accettare una tragedia dai contorni assurdi: “Chiedo giustizia – aggiunge la donna – deve venire fuori tutta la verità, loro che hanno commesso questi atroci delitti non devono passare per pazzi, perché pazzi non sono. Sapevano bene quello che stavano facendo. La coppia? Questi signori non li conosco. Però per quanto ne so, quale bene hanno fatto: hanno rovinato una famiglia. Me l’hanno distrutta. Mia figlia non li voleva a casa sua, io credo che abbiano programmato l’omicidio: è impossibile siano riusciti a organizzare tutto in così poco tempo”.
Non si placa invece l’ira del fratello di Antonella. Ha gli occhi gonfi dal pianto, le lacrime continuano a scendere anche mentre guarda fisso il cancello della casa della sorella: “Ho tanta rabbia, ho tanto dolore, ma adesso ho una missione – dice l’uomo che vive a Novara e che aveva un bel rapporto con Antonella – voglio che venga fatta giustizia, voglio che venga fuori tutta la verità, non mi fermerò, devono pagare per quello che hanno fatto. Devono marcire in carcere per tutta la loro vita. Ovvio che non ci ridaranno mia sorella e i miei nipoti, ma devono pagare per le cose brutte che hanno fatto”. La madre di Antonella ha aggiunto che non è ancora riuscita a vedere la nipote 17enne, l’unica sopravvissuta alla strage, ma che lotterà per farsela affidare: “Farò di tutto per averla io. Io sono qui per lei”.
Intanto come prevedibile restano in carcere Barreca e i suoi presunti complici: la coppia di predicatori Sabrina Fina e Massimo Carandente.
Lo ha deciso il gip di Termini Imerese che ha convalidato i fermi disposti per la coppia, ma non quello imposto a Barreca, stabilendo, però, la custodia cautelare in carcere per tutti e tre. Davanti al gip Valeria Gioeli chiamata a decidere sulle convalide, i tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Per tutti il pm Matteo Lanza aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Le accuse per tutti sono di omicidio e soppressione di cadavere. Barreca dal carcere Pagliarelli continua a divagare, sorvola sulla vicenda. Parla della sua famiglia, della moglie, ha dei flash sui giorni dell’orrore e poi continua a ripetere: “Ho fatto del bene”.
Il muratore è un uomo perso nei suoi deliri, in cui mischia invocazioni a Gesù, crisi di pianto, frasi senza senso. Balbetta e non fornisce però dettagli sulla mattanza.
Un corteo silenzioso di studenti e insegnanti del liceo artistico Renato Guttuso ha invece sfilato a Bagheria per ricordare Kevin Barreca, 16 anni, che frequentava la scuola in provincia di Palermo: “Kevin non esiste separazione finché c’è il ricordo”, “Kevin vive”, sono alcune delle scritte che campeggiavano sui cartelloni degli studenti in corteo con la foto del ragazzo e alcuni disegni del giovane che amava raffigurare gli uccelli. Oggi è invece previsto ad Altavilla Milicia un momento di preghiera. La veglia si svolgerà nella Basilica Santuario Madonna della Milicia, alle 21. All’incontro dovrebbero partecipare anche i compagni di Kevin e di Miriam, sopravvissuta al massacro.