Silenzio sulla strage di Altavilla: Barreca e la coppia non parlano
Nervoso, provato, visibilmente scosso. Giovanni Barreca si è mostrato così davanti al gip nel carcere di Pagliarelli a Palermo per l’udienza di convalida del fermo. “È un uomo ancora sotto shock – ha detto il legale – che ha ribadito di volere bene alla sua famiglia e di non essersi reso conto di quello che è successo”.
Sia Barreca che la coppia amica, accusati di omicidio plurimo e soppressione di cadavere, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sabrina Fina e Massimo Carendente continuano a dichiararsi innocenti. Resteranno ovviamente in carcere. “Il mio cliente, che oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia, è sotto choc – ha detto al termine dell’udienza l’avvocato Giancarlo Barracato – Barreca non si rende conto di quel che è accaduto. Mi ha ripetuto che vuole bene alla sua famiglia. Nell’abitazione in cui sono avvenuti i fatti – ha aggiunto – continuano gli accertamenti. Avremo modo nei prossimi giorni di capire meglio. Barreca – ha spiegato – sembra non capire quel che è successo. È una persona profondamente provata. Mi ha raccontato cose della sua famiglia e sostiene di aver fatto gli interessi dei suoi cari. Non si può parlare di pentimento proprio perché non capisce cosa è accaduto. Sorvola sui fatti”.
A margine dell’udienza hanno parlato anche Sergio e Vincenzo Sparti, gli avvocati della coppia indagata per aver aiutato Giovanni Barreca ad uccidere la moglie e i figli durante un esorcismo. “I nostri clienti sono in isolamento. Carandente ha riferito di essere stato minacciato e intimidito in carcere. Entrambi si dicono innocenti. Sono molto religiosi, la fede è totalizzante per loro – spiegano gli avvocati – e sono molto provati”.
La coppia ammette di aver conosciuto Barreca, ma sostiene che si tratti di una conoscenza molto recente. “C’è un fervore religioso totalizzante in loro – aggiungono – ma bisogna capire alcune cose, al momento non siamo entrati nel dettaglio dei fatti”.
Per tutti e tre gli indagati, oltre alla convalida dei fatti, il pm ha chiesto la custodia cautelare in carcere. Intanto continuano ad emergere dettagli sempre più macabri sulla mattanza di Altavilla Milicia. I fratelli sarebbero stati torturati e percossi per almeno 48 ore, con fili elettrici, arnesi da camino e catene. Kevin ed Emanuel, questi i loro nomi, sarebbero stati trovati legati mani e piedi con delle catene e con uno strofinaccio in bocca.
Per strozzarli sarebbe stata usata una sciarpa. Il tutto potrebbe essere iniziato giovedì sera, perché come racconta un testimone, Antonella Salamone, la moglie di Barreca, giovedì pomeriggio era ancora viva. Un rito esoterico durato quindi oltre 48 ore. Poi a cavallo tra sabato e domenica la telefonata di Barreca ai carabinieri: “Ho ucciso la mia famiglia, venitemi a prendere a Casteldaccia”.