Orrore a Niscemi: la polizia scopre un canile “lager”
Orrore a Niscemi: sono stati scoperti in condizioni estreme, tremanti ed in evidente stato di ipotermia, i dodici cani liberati dalla polizia in quello che a tutti gli effetti era un piccolo canile lager, erano imprigionati in una gabbia angusta in condizioni igieniche e sanitarie orribili. La struttura, ben nascosta nelle campagne di Niscemi, è stata scoperta nell’ambito di un’attività di contrasto alla prevenzione e alla repressione delle corse clandestine di cavalli e dei combattimenti tra cani. Per settimane, il nucleo della “Polizia dei Giochi e delle Scommesse” della Squadra Mobile, ha monitorato diversi fenomeni criminali di questo genere in provincia di Caltanissetta.
E così, grazie alle informazioni acquisite dai poliziotti del commissariato, sono stati effettuati diversi controlli con l’ausilio dei veterinari dell’Asp nissena, che hanno permesso di individuare stalle abusive per l’allevamento di equini e di riscontrare gravissime condizioni di maltrattamento nei confronti di dodici cani. Lo scenario che si è parato di fronte alla vista degli agenti all’arrivo sul posto oggetto di indagini è stato sconfortante. Tre meticci, due di grosse dimensioni e uno di piccola taglia, erano assicurati ad una catena che impediva loro di percorrere anche qualche metro. Nove cani, probabilmente allevati per la caccia erano chiusi a chiave in un box abusivo. Gli animali, molto piccoli, erano tenuti in evidente stato di malnutrizione, una tecnica barbara utilizzata dagli improvvisati allevatori, nel periodo della caccia per aumentare il rendimento per la ricerca delle prede. Tutti erano in ipotermia e costretti a vivere in gabbie strettissime in mezzo al loro stesso materiale fecale, in un fabbricato abusivo privo delle basilari condizioni igieniche e in quasi totale assenza di luce. Il presunto proprietario del box, ha provato in un primo momento a negare tutto. L’uomo, poi indagato per maltrattamento di animali, ha inizialmente dichiarato agli agenti di non avere la disponibilità di quei luoghi, ma gli accertamenti immediati hanno invece consentito di trovare un mazzo di chiavi all’interno del suo veicolo che di fatto ha permesso agli agenti di aprire una porta in ferro, unico accesso al manufatto.
Inutile a quel punto ogni tentativo di giustificazione dell’uomo, di fronte all’evidenza dei fatti che configurano il reato di maltrattamento animali. Prima di intervenire è stato necessario arieggiare i locali in quanto l’odore nauseabondo non ha permesso di operare in condizioni di sicurezza per la salute dei poliziotti. I cani sono stati subito liberati dagli agenti, sono stati sfamati e poi trasferiti presso il commissariato da una ditta specializzata in recupero di animali. I veterinari si prenderanno cura dei cani provando a evitare conseguenze permanenti per la loro salute a causa dei gravi maltrattamenti subiti. La Squadra Mobile ha trasmesso una denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Gela che valuterà la notizia di reato. I cani sono stati sequestrati ed affidati alle cure di un centro specializzato convenzionato con il Comune di Niscemi. Immediata la condanna delle associazioni animaliste locali che, prendendo spunto anche da quanto successo a Palermo, dove un pit bull è stato dato alle fiamme dal padrone chiedono interventi legislativi decisi. “Quanto accaduto ad Aron è solo il caso più eclatante – ha dichiarato Giulia Cassaro, presidente dell’associazione Vita Randagia – anche sul territorio ci sono stati casi importanti come la cagnolina soccorsa lo scorso Maggio al confine tra Contrada Desusino e Marina di Butera, che aveva addosso un collare elettrico che il proprietario le aveva fatto indossare per addestrarla. Vogliamo ricordare anche il pitbull che alcuni ragazzi volevano impiccare vicino alla stazione della città.
Un altro fatto sconcertante che merita la giusta attenzione perché dobbiamo sempre ricordare che le nuove generazioni devono essere educate al rispetto dell’altro, sia questo essere umano o animale, perché saranno loro i cittadini del domani”.