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Attualità

Concorrenza sleale dal Sud America, agricoltori siciliani in piazza a Bruxelles

di Vincenzo Migliore -





La protesta ha il rumore sordo dei trattori, l’odore acre del letame e il peso simbolico di un mondo che si sente messo all’angolo. Tra le bandiere e gli striscioni che hanno invaso il quartiere europeo di Bruxelles ci sono anche gli agricoltori siciliani, arrivati nel cuore delle istituzioni comunitarie per dire no al Mercosur e a una nuova redistribuzione dei fondi europei che rischia di colpire duramente il comparto agricolo.

Una mobilitazione che non nasce dall’ideologia, ma dalla paura concreta di vedere svuotato di valore il lavoro di intere generazioni, schiacciato da accordi commerciali percepiti come lontani dalla realtà dei campi e delle aziende.

Il nodo Mercosur

Al centro della contestazione c’è l’accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur, il blocco sudamericano che comprende Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia. Secondo i produttori europei, e in particolare quelli italiani, l’intesa aprirebbe le porte a importazioni agricole a basso costo, realizzate con standard ambientali, sanitari e sociali molto diversi – e spesso inferiori – rispetto a quelli imposti agli agricoltori dell’UE.

Una concorrenza giudicata sleale, che rischia di comprimere ulteriormente i redditi agricoli, già messi a dura prova dall’aumento dei costi di produzione e da prezzi alla fonte che restano fermi.

Un accordo ancora lontano

Fonti diplomatiche europee, citate dall’AGI, lasciano intendere che un’intesa immediata non sia all’orizzonte. Le forti perplessità espresse da Paesi come Francia e Italia avrebbero frenato il percorso, rinviando di alcune settimane qualsiasi possibile accordo. Un rinvio che, per gli agricoltori in piazza, non è sufficiente a rassicurare.

La protesta davanti al Parlamento

La tensione è salita davanti al Parlamento Europeo, dove alcuni manifestanti hanno scaricato letame e fatto esplodere petardi, con boati avvertiti in tutto il quartiere comunitario. Scene forti, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, che raccontano meglio di qualsiasi comunicato lo stato d’animo di chi si sente ignorato.

Nel mirino anche la nuova Pac

Non c’è solo il Mercosur. Nel mirino degli agricoltori c’è anche la nuova Politica Agricola Comune. La proposta di bilancio pluriennale UE 2028-2034 e l’ipotesi di accorpare i fondi agricoli con altre risorse comunitarie vengono vissute come una minaccia diretta ai sostegni, con il rischio di tagli significativi per l’Italia e, in particolare, per la Sicilia.

Cosa rischia l’Isola

Per la Sicilia la posta in gioco è altissima. Olio d’oliva, agrumi, vini DOC: eccellenze riconosciute nel mondo che potrebbero perdere competitività in un mercato globale aperto senza adeguate clausole di salvaguardia. Un timore più volte sollevato dalle organizzazioni agricole italiane, che chiedono reciprocità e tutela degli standard qualitativi.

La voce dei produttori

Gli agricoltori siciliani presenti a Bruxelles parlano di un equilibrio ormai fragile. Energia, fertilizzanti e manodopera costano sempre di più, mentre i prezzi riconosciuti ai produttori restano bassi. Un mix che mette a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende agricole.

Coldiretti: “Qui si gioca la sovranità alimentare”

«Siamo venuti a Bruxelles per difendere l’agricoltura siciliana, vittima di un sistema di tecnocrati che sta distruggendo l’Europa», ha dichiarato Francesco Ferreri, presidente regionale di Coldiretti. «La nostra Regione è determinante per la qualità agricola nazionale e per questo va difesa».

Ferreri punta il dito contro il possibile taglio di 90 miliardi alla Pac: «Mina la sovranità del cibo e la sicurezza alimentare di tutto il continente. Senza un cambio di rotta, l’Europa rischia di allontanarsi definitivamente dai cittadini».

Confagricoltura: “Serve reciprocità”

Sulla stessa linea Confagricoltura. «Garantiamo la sicurezza alimentare di uno dei mercati più importanti al mondo – ha affermato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e del Copa –. Non possiamo aprire le porte a chiunque senza pretendere il rispetto dei nostri standard. Chiediamo reciprocità in tutti gli accordi commerciali».

L’apertura di Bruxelles

Un segnale di dialogo arriva dai vertici europei. «In tempi di incertezza, i nostri agricoltori hanno bisogno di affidabilità e supporto. L’Europa sarà sempre al loro fianco», si legge in un post su X firmato da António Costa e Ursula von der Leyen dopo l’incontro con Copa-Cogeca.

Parole che, per ora, non bastano a spegnere la protesta. Perché nelle piazze di Bruxelles, come nelle campagne siciliane, la sensazione è una sola: senza scelte politiche chiare, a pagare il prezzo più alto sarà ancora una volta chi produce cibo.