Corte dei conti indaga sui 300 mila euro al Trapani calcio connesso al figlio di Schifani
Un fascicolo della Corte dei conti rischia di riaccendere una delle questioni più spinose dell’ultimo anno politico siciliano: il contributo da quasi 300 mila euro destinato al Trapani Calcio, la società sportiva presieduta da Valerio Antonini che annovera, tra i propri consulenti, Roberto Schifani, figlio del presidente della Regione, Renato Schifani.
L’indagine sarebbe in corso già da diversi mesi. Secondo quanto trapela da ambienti vicini alla magistratura contabile e come riporta Repubblica Palermo, il fascicolo non sarebbe ancora prossimo alla chiusura, segno che gli accertamenti sul presunto danno erariale proseguono con grande attenzione.
Il caso esplose nel dicembre scorso, durante la discussione della legge di stabilità regionale. Fu allora che, nel corso di una lunga notte in commissione Bilancio, comparve un maxiemendamento contenente la voce di spesa per “interventi nel settore del turismo”, in cui venne incastonato anche il finanziamento al club trapanese. Un contributo straordinario che, secondo la documentazione ufficiale, rientrava nel progetto denominato “Trapani Invittissima”, finalizzato – almeno sulla carta – alla valorizzazione del territorio attraverso il calcio.
Il progetto, articolato in dieci pagine, trasformava di fatto le partite della squadra in eventi turistici. Una narrativa che ha sollevato da subito più di un sospetto sul reale carattere “turistico” dell’iniziativa.
A riaccendere la polemica, lo scorso settembre, fu il deputato di Controcorrente, Ismaele La Vardera, che denunciò pubblicamente la vicenda snocciolando le cifre contenute nel progetto:
- 130 mila euro per spese di trasferta (di cui 67 mila per voli in jet privato),
- 67 mila euro per vitto e alloggio,
- 128 mila euro per materiali e forniture,
- 47 mila euro per collaborazioni e consulenze.
Totale: circa 375 mila euro, di cui 294 mila rimborsati dalla Regione.
«Ho chiesto alla Corte dei conti di fare piena luce – dichiarò allora La Vardera – perché non si può utilizzare denaro pubblico per finanziare una società calcistica in cui opera il figlio del presidente della Regione».
A quella denuncia seguì l’intervento del Codacons, che annunciò un esposto alla Corte dei conti e due ulteriori denunce alle procure di Palermo e Trapani.
Oggi arriva la conferma: la magistratura contabile sta valutando la regolarità dell’intera operazione e l’eventuale responsabilità patrimoniale della Regione Siciliana per un uso improprio dei fondi pubblici.
