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Cronaca

Appalti pilotati, prima giornata di interrogatori a Palermo: ammissioni parziali

di Federico Conti -





Prime crepe, ma nessun crollo nel muro degli indagati eccellenti coinvolti nell’inchiesta della Procura di Palermo sul presunto sistema di appalti pilotati che ha scosso la Regione Siciliana. Si è conclusa ieri la prima giornata di interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro, chiamata a decidere sull’applicazione delle misure cautelari richieste per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, il deputato nazionale di Noi Moderati Saverio Romano e il deputato regionale della Nuova Dc Carmelo Pace.

I tre politici saranno ascoltati nei prossimi giorni, ma il clima in tribunale è già carico di tensione e strategia. L’unica a rompere parzialmente il silenzio è stata Giuseppa Di Mauro, responsabile unico del procedimento (Rup) della gara per i servizi di ausiliariato dell’Asp di Siracusa, difesa dall’avvocato Francesco Fazzino.

Le pressioni e le accuse

Secondo quanto riferito dalla Di Mauro, il manager dell’Asp, Alessandro Caltagirone – anche lui indagato – avrebbe esercitato pressioni per rinviare la gara, un appalto milionario che, secondo l’accusa, sarebbe stato indirizzato a favore della Dussmann Service, colosso della ristorazione e dei servizi. I pubblici ministeri Claudio Camilleri e Andrea Zoppi contestano inoltre che la Rup abbia modificato gli importi della gara per agevolare ulteriormente l’azienda, ma la donna ha negato con fermezza ogni manipolazione.

Le difese e i “non so”

È rimasto sulla linea del rigetto anche Marco Dammone, direttore commerciale della Dussmann, difeso dall’avvocato Daniele Livreri, che ha dichiarato di non avere poteri decisionali e di non aver mai promesso assunzioni o subappalti in cambio dell’aggiudicazione.

Più articolata la posizione di Mauro Marchese, legale rappresentante della stessa Dussmann e figura chiave dell’indagine, assistito dall’avvocato Virginia De Marco: per oltre tre ore ha respinto punto per punto le tesi dell’accusa, che lo ritiene l’anello di congiunzione tra imprenditori e referenti politici in un intreccio di favori, promesse e pressioni.

In attesa dei “pezzi grossi”

Nei prossimi giorni toccherà ai nomi più pesanti del dossier – Cuffaro, Romano e Pace – comparire davanti al giudice. Saranno gli interrogatori più attesi, quelli da cui potrebbe dipendere non solo la sorte giudiziaria dei singoli, ma anche l’equilibrio politico di un’intera Regione travolta da uno scandalo che – tra appalti, sanità e sottogoverno – continua a mostrare il volto oscuro del potere siciliano.