Leggi:

Cronaca

Cuffaro, sequestrati 80 mila euro trovati tra Palermo e San Michele di Ganzaria

di Federico Conti -





Ottantamila euro in contanti, divisi tra due abitazioni, custoditi con la meticolosità di chi sa che ogni dettaglio può diventare un indizio. È quanto i Carabinieri del Ros hanno trovato durante le perquisizioni nelle case dell’ex presidente della Regione e già segretario della Democrazia Cristiana Salvatore “Totò” Cuffaro, a Palermo e a San Michele di Ganzaria, nel Catanese.

Su Cuffaro pende una richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Palermo per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto sistema di appalti pilotati nella pubblica amministrazione regionale.

Le casseforti e il denaro occultato

Nel rapporto dei militari emergono particolari che sanno di scena cinematografica. Nella casa palermitana dell’ex governatore, già condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, i Ros hanno scoperto una cassaforte nascosta in una libreria dello studio. Al suo interno, un mosaico di banconote: 7.500 euro deteriorati, 200 euro riposti in una busta gialla, 8.800 in tagli da 50, 4.140 in banconote da 20 e 2.300 in altri tagli da 50.

Ma non era l’unica. In una seconda cassaforte, sempre nell’abitazione palermitana, sono stati rinvenuti 5.000 euro in banconote da 100, poi 5.150 sempre in tagli da 100, 650 euro avvolti in documenti di trasporto intestati all’azienda agricola della moglie, Giacoma Chiarelli, e 2.065 euro nascosti tra fogli di carta. In camera da letto, dentro un mobile blindato, c’erano infine altri 2.200 euro.

Il denaro nel Catanese

Il resto, circa 40 mila euro, era custodito nella residenza di campagna di San Michele di Ganzaria, nascosto in un mobile della tenuta di famiglia.

Un’inchiesta che scuote la Regione

L’interrogatorio di Cuffaro è atteso nelle prossime ore, ma l’eco dell’operazione è già dirompente. L’ex governatore, figura storica della politica siciliana e simbolo della rinata Democrazia Cristiana, torna così al centro di un nuovo terremoto giudiziario che ha travolto la Regione Siciliana, tra appalti, favori e sospetti di un sistema che avrebbe trasformato la pubblica amministrazione in un terreno di scambio e potere.