Vescovo Gisana e vicario a processo per falsa testimonianza: la prima udienza ad Enna
Un silenzio denso di tensione, un cordone di forze dell’ordine e un’aula blindata: così è cominciato, davanti al Tribunale di Enna, il processo che vede imputati monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, e don Vincenzo Murgano, suo vicario giudiziale e parroco della chiesa Madre di Enna.I due prelati, sono accusati di falsa testimonianza nel procedimento a carico dell’ex sacerdote Giuseppe Rugolo, condannato per abusi sessuali su minori — quattro anni e mezzo in primo grado, ridotti a tre in appello — e ridotto allo stato laicale.
La denuncia di Messina e le accuse ai prelati
Al centro del caso c’è la denuncia di Antonio Messina, oggi trentenne archeologo ennese, che da ragazzo aveva avuto il coraggio di raccontare le violenze subite. Secondo la Procura, il vescovo Gisana avrebbe mentito su un incontro avuto con Rugolo e su una presunta offerta di 25 mila euro alla famiglia Messina per indurla al silenzio. È inoltre accusato di aver consegnato al sacerdote una copia della denuncia ecclesiastica dei genitori della vittima, poi ritrovata nel computer di Rugolo. Anche don Murgano è nel mirino: avrebbe negato di aver accompagnato Rugolo dal suo avvocato o di avergli fornito assistenza legale, ma una registrazione agli atti lo smentirebbe.
Le strategie difensive
La prima udienza si è svolta in forma predibattimentale, come previsto dalla riforma Cartabia. Il nuovo legale del vescovo, Pierfrancesco Bruno del foro di Roma, ha presentato richiesta di rito abbreviato, mentre la difesa di Murgano ha preannunciato che farà lo stesso alla prossima udienza, fissata per il 19 novembre. L’avvocato Bruno ha inoltre contestato la costituzione di parte civile di Antonio Messina, chiedendo invece di inserire tra le parti offese il Ministero della Giustizia: Il giudice Marco Strano si è riservato la decisione sulle ammissioni delle parti civili.
Prossima udienza e decisione sulle parti civili
Il procedimento proseguirà il 19 novembre, data in cui il tribunale dovrà pronunciarsi sulla costituzione delle parti civili e sull’ammissione al rito abbreviato. Un processo che scuote ancora una volta le fondamenta della diocesi di Piazza Armerina e che mette di fronte, in un’aula di giustizia, le ferite ancora aperte della Chiesa siciliana.
