Processo Mare Jonio: al via a Ragusa il dibattimento sui soccorsi in mare
Ha preso il via oggi al Tribunale di Ragusa il processo Mare Jonio, che vede imputati sei membri dell’equipaggio della nave umanitaria impegnata nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Gli attivisti sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato, in relazione al salvataggio di 27 persone effettuato nel 2020 nelle acque internazionali a largo di Malta.
Gli inquirenti hanno ricostruito che la petroliera Maersk Etienne, battente bandiera danese, ha tenuto i 27 naufraghi a bordo per 38 giorni dopo averli soccorsi senza ottenere un porto sicuro. L’equipaggio della Mare Jonio, nave della piattaforma civile Mediterranea Saving Humans, intervenne trasferendo i naufraghi e conducendoli successivamente nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa.
Le accuse e il nodo della donazione
La Procura di Ragusa contesta agli attivisti anche un presunto fine di lucro, sostenuto da una donazione ricevuta alcuni mesi dopo l’evento da parte della compagnia Maersk Tankers. Per l’accusa si tratterebbe di un pagamento per l’intervento; la Ong respinge fermamente questa ricostruzione, parlando di una campagna diffamatoria:
«Quell’importo era una donazione a sostegno delle nostre attività – afferma Mediterranea Saving Humans – ed è stato usato per costruire un’accusa infondata contro chi ha operato nel rispetto del diritto del mare e dei diritti umani».
La posizione della difesa
Nel commentare l’apertura del processo, Mediterranea ha dichiarato che il dibattimento rappresenta l’occasione per ristabilire la verità e difendere il principio del soccorso in mare:
«Questo processo non riguarda solo di noi, ma il diritto a salvare vite umane. Vogliamo che sia finalmente chiarito chi sono davvero coloro che violano la legge del mare: non chi soccorre, ma chi chiude gli occhi di fronte alle tragedie».
Leggi anche: Lampedusa, nuovo naufragio nel Mediterraneo: morta una donna incinta, dispersi diversi bambini
