Cambiamenti climatici in viticoltura, i vigneti del futuro: il progetto Veisca di Cantine Settesoli
Tecniche innovative per fronteggiare i cambiamenti climatici in viticoltura e aumentare la sostenibilità e l’efficienza del processo produttivo, dal vigneto alla cantina, verso un obiettivo preciso: quello della qualità dei vini. Più specificamente: migliorare la loro capacità di comunicare nel bicchiere il legame con i loro terroir di provenienza.
È lo scopo del progetto Veisca, acronimo di ‘viticoltura e enologia innovative e sostenibili per la valorizzazione dei suoli calcarei’, partito alla fine del 2020 dalla collaborazione di Cantine Settesoli con i dipartimenti di Scienze Agrarie dell’Università di Palermo e di Milano, il Crea, braccio tecnico- scientifico del ministero dell’Agricoltura e la Sachim, azienda con base in Puglia specializzata in attrezzature per il controllo climatico e biologico delle coltivazioni.
Dopo 36 mesi di studio in campo, con 8 produttori viticoli coinvolti insieme con un’altra decina di partner, la cordata capeggiata dalla cooperativa vitivinicola di Menfi, nell’Agrigentino, la più grande d’Europa, ha ufficializzato nella cornice della Mandrarossa Winery, i risultati di questo progetto finalizzato a disegnare strategicamente i vigneti del futuro. Quelli cioè destinati a reggere di una viticoltura sempre più condizionata dal cambiamento climatico, sfruttando la composizione sedimentaria di origine marina dei terreni tipica della Sicilia occidentale. I suoli calcarei infatti influenzano il metabolismo della vigna e il suo conseguente comportamento vegeto-produttivo, il microclima in cui i vitigni crescono, nonché lo stato idrico e le caratteristiche organolettiche delle uve. Gli studi del progetto Veisca ne hanno altresì analizzato i limiti biofisici, tra casualità di eventi piovosi, ondate di calore, previsioni sempre meno attendibili e una sempre più aggressiva irradiazione di calore solare che si ripercuote sulle piante.
Necessario, dunque, attuare scelte tattiche a servizio della viticoltura. E farlo con una tempistica determinata, per arrivare, dall’osservazione del suolo, a vantaggi economici nel medio e nel lungo periodo. I ricercatori e i produttori coinvolti hanno evidenziato le differenze ottenute attraverso la vinificazione delle uve lavorate nei differenti terroir (calcareo marnoso e calcareniti giallastre), con un focus dedicato all’adozione di particolari pratiche, quali l’applicazione di reti ombreggianti per salvaguardare l’acidità delle uve, l’inerbimento temporaneo con l’utilizzo di veccia e orzo e la maturazione sur lies, con effetti immediati sulla produzione.
Risultato concreto del progetto, la selezione di 4 varietà di vitigni: due autoctoni, Grillo e Nero d’Avola, gli altri internazionali, Chardonnay e Syrah. Su questi, grazie alle linee guida del progetto, è stata ottenuta una maggiore qualità in termini di resistenza, preservando la simbiosi tra la pianta e il suo suolo. “Il nostro è sempre stato un territorio ricco di potenzialità – sottolinea Giuseppe Bursi, Presidente delle Cantine Settesoli –. Veisca rappresenta la prosecuzione di un lavoro fatto di dedizione e rispetto, già cominciato su areali oggetto di innovazione. Qui abbiamo studiato l’interazione migliore tra terroir e vitigno nel segno di un potenziamento delle tecniche colturali, capaci di far fronte a problemi come siccità e stress idrico. Si tratta di fattori sempre più difficili da prevedere, che danneggiano il suolo riducendone la qualità e aumentando la proliferazione di malattie e parassiti, come la peronospora. Per questo è nostro dovere trovare una chiave di lettura per rispondere al meglio a questo momento storico”.
In relazione ai cambiamenti climatici in viticoltura, il futuro dei vigneti dipende sempre meno dalla protezione dalla grandine e sempre di più dal loro ombreggiamento, visto che a causa del caldo spesso eccessivo dell’estate le uve tendono a maturare molto prima. I risultati raccolti con il progetto dalla sperimentazione delle reti adagiate su alcuni filari, assicurano alla Settesoli, sono molto promettenti già in un’ottica di medio periodo.
Il progetto VEISCA è stato attivato nell’ambito del PSR Sicilia 2014/2022 (sottomisura 16.1). E, di fatto “abbraccia l’agricoltura e la viticoltura a tutto tondo, fornendoci un bagaglio di conoscenze da trasferire e applicare su larga scala per ottenere un miglioramento concreto su una filiera fortemente strategica e in balia di sfide significative, come quelle poste dalle mutazioni del clima”, sottolinea Vincenzo Pernice, dirigente dell’area programmazione all’assessorato regionale Agricoltura -. Occorre promuovere un approccio interattivo all’innovazione, un’educazione alla scelta di tecniche colturali adattabili a condizioni in continua evoluzione. Da qui, a desso, parte una nuova programmazione, con una dotazione finanziaria a sostegno di progetti di ricerca in continuità con quelli della precedente”.
Grazie ai tre anni di studi del progetto Veisca, sperimentazione e resilienza in relazione ai cambiamenti climatici in viticoltura costituiscono un valore aggiunto per le odierne frontiere del vino. In molti definiscono tema, metodologia e risultati del progetto già una probabile nuova primavera della viticoltura siciliana.