Università fantasma Il mistero tra la Sicilia e la Bosnia
di ANGELO VITALE
Un’università fantasma. Era questo la Jean Monnet di Palermo. Oggi il suo sito web, registrato nel 2022 con il suffisso.uk che un po’ doveva creare qualche dubbio, rimanda ad una pagina bianca e a una comunicazione alla “comunità accademica”.
Citando la diffida del Mur del 22 febbraio, in un italiano quantomeno singolare “si ritiene di dover sospendere tutte le attività fino a quando non verrà chiarita la regolarità di tutte le azioni svolte dal Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet, rimango a disposizione per eventuali richieste di tipo amministrativo – documentale da parte degli studenti; le comunicazioni dovranno essere inviate per e-mail a segreteriaprofmessina@gmail.com“. Tutto fatto in casa da Salvatore Messina, compresa la casella Gmail intestata alla sua segreteria?
Non proprio uno sconosciuto, Messina. Venti anni fa il suo primo inciampo. Arresti per lui e altre persone per truffa all’Unione europea: corsi di formazione foraggiati con 20 milioni dalla Ue attraverso la Regione Sicilia. La condanna di primo grado a 8 anni finisce in prescrizione in Appello. La Procura della Repubblica di Palermo riesce a bloccargli poco più di 6 milioni di dollari destinati già alle Bahamas. Disperso in tanti flussi tra Europa e il Centroamerica il restante danaro.
Più articolata l’attuale vicenda, un affair sull’asse tra l’isola e la Bosnia. “Il ministero non ha mai autorizzato né l’Università di Goradze né il Dipartimento Jean Monnet ad attivare corsi universitari e a rilasciare titoli accademici. Quindi, non si tratta di una Università ai sensi dell’ordinamento italiano e di conseguenza i titoli rilasciati non hanno alcun valore legale in Italia”.
La doccia fredda per tanti studenti e per le loro famiglie da fonti Mur che ampliano lo spettro della risposta data alla Camera dal ministro dell’Università e la ricerca, Anna Maria Bernini.
“Nel 2018 il ministero ha negato la richiesta di filiazione sul territorio italiano presentata dalla Università di Gorazde, diffidandola dal proseguire ogni attività illegittimamente intrapresa e rigettando definitivamente l’istanza il 14 gennaio 2019. Il 30 gennaio 2019, la segnalazione all’Agcom, causa informazioni fuorvianti in contrasto con la normativa italiana, richiedendo l’adozione di provvedimenti a tutela dei consumatori. Nel luglio 2020, il ministero ha acquisito una nota rilasciata dal Cimea (Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche) sul legame esistente tra l’istituzione Jean Monnet e l’Istituzione Internazionale di Gorazde”.
E ancora: “Nel 2021 il ministero ha invitato la Crui ad informare le università italiane a non collaborare con quest’ultima e a non accettare studenti da essa provenienti, poiché priva di accreditamento in Italia e all’estero. Inoltre, anche sulla base di interlocuzioni con il Ministero degli Affari Esteri – risulta che l’Istituzione di Goradze non sia in possesso dell’accreditamento neanche nel Paese di origine, la Bosnia Erzegovina”.
“L’accreditamento – ribadiscono dal Mur -rappresenta una condizione necessaria per poter svolgere attività di formazione superiore”. Questo il cardine dell’azione della Bernini. “Non abbiamo certo carabinieri – spiegano al Mur – da inviare in ogni posto d’Italia ove, alzando una saracinesca e mettendo un’insegna, apre una cosiddetta Università”.
E quindi, il Cimea “ha in corso un monitoraggio che potrà aggiungere altri esposti alla magistratura, come i sei che finora hanno interessato l’Università popolare – Scienze della nutrizione di Firenze, il Centro Studi Koinè Europa, l’Università degli Studi UnideMontaigne di Milano, l’Università Popolare degli Studi sociali e del Turismo, l’Harris di Palermo, la Selinus University of Science and Literature – Selinus Business School, perchè propongono in maniera fuorviante messaggi riferiti ad una presunta riconoscibilità dei titoli di studio da esse rilasciati”.
“Lavoriamo – dicono al Mur – per moltiplicare conoscenza, informazione e pubblicità sulle Università accreditate. Per il resto, non abbiamo poteri ispettivi e nemmeno sanzionatori”.