Leggi:

Attualità

Una coltre di silenzi e di mancate risposte su Iblea Acque

di Redazione -





di CESARE PLUCHINO
Era prevedibile, i dodici sindaci della provincia di Ragusa stanno per essere coinvolti nel turbinio di vicende che avvolge Iblea Acque. La costituzione e i primi passi della società in house per gestire l’idrico integrato stanno mettendo a nudo i limiti della classe politica che dirige questo territorio, messi a nudo da un giovane consigliere comunale del capoluogo, alla prima esperienza istituzionale, che fa domande precise e non riceve, ormai da troppo tempo, risposte adeguate. Ogni giorno che passa – come ha sottolineato l’avvocato Gaetano Mauro, nell’ultima seduta di consiglio comunale – a Ragusa, “una coltre di silenzi, di omissioni, di mancate risposte avvolge Iblea Acque”. Situazione che diventa ogni giorno più scabrosa, se un consigliere comunale si può permettere di parlare di “ammutinamento istituzionale”. Se si può permettere, senza alcuna reazione da parte degli interessati, di essere deluso per la totale indifferenza della deputazione locale. Se ancora ce ne fosse bisogno, le puntuali rimostranze per le mancate risposte forniscono ulteriori aspetti di un atteggiamento che non può avere, ormai, sbocchi positivi.
E, come era prevedibile, sono ora coinvolti anche i sindaci: prima i quattro che con il Presidente Cassì fanno parte del Comitato di controllo analogo della società in house, poi gli altri sette, complici, qualcuno forse in buona fede, di questa situazione che non hanno controllato e, ancora, non vogliono mettere sotto la lente di ingrandimento. Si sono contestati i concorsi e per ben due volte hanno dovuto fare marcia indietro, proprio per i rilevi precisi posti da Mauro, e si ripromettono di bandirli per la terza volta, ma non si intravedono bandi all’orizzonte. Una nota dell’assessorato regionale agli enti locali ha posto forti dubbi sulla legittimità dell’incarico dell’amministratore unico e questi dodici sindaci decidono di non considerare questo parere e stabiliscono di chiederne uno ad un avvocato privato, professionista che, paradossalmente, dovrebbe essere incaricato dallo stesso Amministratore unico, e da Iblea Acque, con i soldi dei contribuenti, pagato. Tanto fa dire a Mauro che “i dodici sindaci, su questa vicenda, hanno fatto sistema”, “un sistema non ispirato a principi di giustizia, di legalità, e di trasparenza”.
Per il consigliere Mauro, il suo sindaco, di Ragusa, si muove in maniera totalmente dissonante da quello che deve fare un atleta di fronte alle indicazioni dell’allenatore, ritiene di poter inventare strategie e adottare misure, ad onta delle regole e delle norme. Come un atleta ‘impazzito’ deve andare in panchina e con lui i compagni di squadra, i componenti del Comitato di controllo analogo, dimissioni, se non altro, per dignità politica. “Sarebbe il primo gesto legittimo all’interno di questa azienda” ha concluso Mauro.
L’opinione pubblica non appare serena di fronte alle perplessità sulla classe politica che governa il territorio, non si comprende come mai nemmeno uno dei primi cittadini esorti a fare chiarezza sulle questioni e chieda, intanto, trasparenza, anche sui rilievi che circolano, informalmente, all’interno dell’assemblea dei sindaci.
Ancora una volta, altri consiglieri comunali di altre realtà territoriali della provincia si sono uniti al consigliere Mauro per informare i cittadini, tramite la stampa. E anche in consiglio comunale, a Ragusa, è stato il capogruppo del Partito Democratico, partito di sindaci di molti comuni della provincia e con un deputato regionale del capoluogo, a esprimere preoccupazioni per come stanno andando le cose, a Iblea Acque. Il consigliere in questione, Peppe Calabrese, ha più volte condiviso e denunciato quanto rilevato dal collega e da altri consiglieri della maggioranza che sostiene il sindaco del capoluogo, ma si sofferma, in particolare sul grosso credito accumulato dal suo comune, nei confronti di Iblea Acque, circa 10 milioni di euro, per l’anticipazione delle somme necessarie al pagamento dell’energia elettrica che richiede il sollevamento delle acque dalle sorgenti, per contratti che non sono stati ancora volturati. Il capogruppo democratico ha espresso le preoccupazioni del ragioniere capo del Comune di Ragusa, dei dirigenti di settore, sue e dei cittadini che ormai sentono troppe discussioni ma non intravedono soluzioni.
Una situazione difficile, al momento non si intravedono vie d’uscita semplici, qualcuno dovrebbe rispondere, per primi i sindaci che hanno consentito di arrivare a questo punto.