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Ambiente

Trapani, da patrimonio Unesco a pattumiera nucleare

di Redazione -





Che la Sicilia sia terra di quotidiane contraddizioni è storia vecchia quanto l’uomo. Forse di più. Si ipotizza che già all’epoca dei dinosauri fosse così!

E non passa giorno che non ne nasca una nuova, di contraddizione, e non passa contraddizione che non sia peggio di quella precedente. Storie che lascerebbero basito chiunque non sia siciliano, ma che nell’Isola della Trinacria diventano pura e semplice normalità. Ultimo esempio in ordine di tempo quello che è successo a Trapani – nel senso di destinatario dell’accaduto e non di stato in luogo – il giorno 12 dicembre dell’anno del Signore 2023. È il giorno in cui Trapani e tutto il suo territorio si lanciano nella candidatura per diventare un bene Unesco dell’Umanità.

Trapani ci crede e si fa forte di quasi quattromila anni di storia, di un mare cristallino e di natura incontaminata; ma anche di enogastronomia, manifattura di pregio, eccellenze e ricchezze. Perfette potenzialità per dare vita in Italia al primo progetto diffuso e trasversale di turismo 365 giorni l’anno. E di questo sta parlando (e se ne parlerà fino a domani), in una tre giorni dedicata alla prima convention sul turismo trasversale in programma. “L’occasione – spiega chi ha organizzato l’assise – in cui la Camera di commercio di Trapani e la Logos, con la collaborazione di Unioncamere Sicilia, cogliendo l’aspirazione dei territori riuniranno tutti gli stakeholders per esplorare insieme la possibilità di una strategia unitaria finalizzata, vogliono individuare il percorso migliore per candidare l’intera provincia di Trapani al riconoscimento Unesco”. Tutto molto bello. Tutto di buon mattino. La sera dello stesso giorno, però, arriva la doccia fredda. Le cui conseguenze ancora in queste ore si fanno sentire e anche i destinatari, per i prossimi giorni, si faranno sentire. In tutti i sensi.

Quello stesso territorio di Trapani che vuole diventare Bene dell’Umanità, qualcuno ha deciso che possa essere il luogo ideale per farne un sito per i rifiuti nucleari. Così, ex abrupto. Un bel fulmine a ciel sereno. Trapani, si è trovata inserita nell’elenco delle aree idonee a ospitare i depositi delle scorie. Su 51 in Italia, due sono in Sicilia ed entrambi nella provincia trapanese: Trapani città e Calatafimi Segesta. Giacomo Tranchida, che di Trapani è il sindaco, non ha fatto in tempo a bearsi del percorso avviato verso l’Unesco, che si è trovata questa patata bollente tra le mani: “La città non è interessata a candidarsi per ospitare rifiuti nucleari e si opporrà a qualsiasi iniziativa autoritaria sia regionale che nazionale”, ha affermato il sindaco. Ora, tra i 51 siti ritenuti idonei, non pare ci siano comuni disponibili ad accogliere la proposta; il che, presuppone dunque, una decisione giocoforza calata dall’alto.

Trapani e Calatafimi sono pronti alle barricate. “Siamo a ridosso del Parco archeologico, all’interno di un’area tra le più visitate d’Europa e peraltro dotata di un riconoscimento istituzionale di qualità, siamo in un contesto di destinazione turistica ormai matura con presidi importanti, le isole, lo stesso parco di Segesta. In questo momento stanno pulendo e bonificando rifiuti depositati dopo cinquant’anni nel porto di Trapani. E infine qui ci stanno le più grandi riserve”, dicono le istituzioni cittadine e provinciali mentre chiacchierano di Unesco in Camera di Commercio. E da quelle parti, non sono interessati a contributi statali sostanziosi e occupazione pur di essere pattumiera nucleare, visto che hanno scelto altre strade ed altre vie di crescita economica e di sviluppo. Non gli passa neanche per l’anticamera del cervello.

E d’altro canto, se ha potenziale di crescita fondato sulla filiera d’eccellenza turistica, che c’entra il nucleare? Nel frattempo si mobilita la gente, la popolazione. E un po’ tutti, scuole comprese, pensano che sia il caso magari, in uno di questi giorni, di organizzare una bella protesta. Tutti, insieme.