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Termini Imerese: la Cig infinita. L’unica certezza è… la speranza

di Marco Gullà -





Cancelli chiusi da anni, nessuna prospettiva di riapertura, solo promesse, zero fatti e una cassa integrazione da record. Dalla Fiat alla Blutec fino ai sussidi statali. Lo stabilimento di Termini Imerese e i suoi lavoratori sono passati dai primi anni 2000, quando erano un fiore all’occhiello dell’economia siciliana e italiana, alla mestizia di uno stabilimento chiuso da 12 anni e senza un minimo di certezza che non sia la speranza. Tradotto, il nulla… Da quando il colosso dell’auto di Torino ha lasciato Termini Imerese, nessuno è stato in grado di risollevarne le sorti. Chiacchiere tantissime, impegni pubblici quasi di più. Tanti i progetti, tanti i nomi anche altisonanti come Amazon pronti a sbarcare a Termini Imerese; e invece, nei fatti, il nulla. Il 31 dicembre 2011 chiuse i battenti definitivamente lo stabilimento Fiat dell’area industriale termitana. Da allora in poi, la cassa integrazione è stata per gli operai l’unica fonte di reddito. Erano poco più di 1.500 alla fine di quel percorso; ma in questi 12 anni un migliaio se ne sono andati in pensione. La storia del mancato rilancio dell’area industriale di Termini Imerese è anche storia di vite nel limbo. Una palazzina LAF tipo Ilva, ma spalmata nel tempo. Con gente pagata per far niente ma che vorrebbe invece fare. Non costretta in quella palazzina come nello stabilimento tarantino ma a casa, in attesa di una stella cometa che li illumini e li riporti al lavoro. Termini Imerese rappresenta il fallimento dell’economia siciliana. Una via d’uscita poteva essere quella del supporto della Regione. Nel 2022 è stata approvata una norma che destinava agli operai, 30 milioni dall’Accordo di programma, per incentivare la fuoriuscita dalla Cassa integrazione o, addirittura, ad andare in pensione. Singolare che in 12 anni non sia mai stata trovata una soluzione: operai in cassa integrazione stabile, senza aver più lavorato, varcato i cancelli dell’ex Fiat. 12 anni di attese e di sfilate politiche; mai un intervento tangibile se non quello di confermare anno dopo anno il sussidio alle ex tute blu. Per domani alle 10, l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamaio, ha convocato una riunione per fare il punto, con tutti gli enti interessati, sul futuro dell’area ex Fiat di Termini Imerese. Sarà nei suoi uffici dell’assessorato, in via degli Emiri, a Palermo, aspettando il risultato del bando indetto dai commissari Blutec. L’accordo di programma vale 105 milioni di euro per la riconversione dell’area, firmato anche dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, il 4 aprile scorso. E dai vertici dell’Inps si attendono risposte certe sulla possibilità di riconoscere il ‘lavoro usurante’ agli operai che hanno svolto mansioni in catena di montaggio. Con Tamajo, domani, anche l’assessore regionale al Lavoro Nuccia Albano, il sindaco di Termini Imerese Maria Terranova, i commissari straordinari di Blutec, sindacati, dirigenti regionali INPS e funzionari vari. Blutec doveva riassorbire tutti gli operai Fiat producendo auto ibride ma si è rivelata un flop totale. Dal green al black… Tutto chiuso nel 2019 con un’inchiesta della Guardia di Finanza e gli arresti domiciliari per i due vertici del management aziendale, con il sequestro di 16 milioni e mezzo di euro, tre quarti dei 21 milioni che la Blutec aveva ricevuto dallo Stato per rilanciare l’area. Ed è dal 2019 che non ci sono novità. L’ultima, il bando per l’assegnazione dell’ex area Fiat, con tre domande concrete: il progetto del gruppo di Ross Pelligra, patron del Catania calcio; la cordata di imprese Sciara Holding e Smart City Group, ‘Progetto SUD – Smart Utility District’; l’imprenditore di Termini che vuole ampliare il suo rimessaggio imbarcazioni in uno dei plessi della ex Fiat. Le proposte hanno però, carenze nei documenti. Ad acquirente ‘acquisito’, la Regione avvierà in collaborazione con Anpal, l’iter per la formazione per gli operai secondo le esigenze dell’acquirente. E’ l’ultima palla al centro di una partita infinita.