Teatro Massimo di Palermo, la forma dell’arte e della musica
Uno dei più prestigiosi e maestosi templi della lirica italiana svetta nel capoluogo siciliano e ammalia chiunque si ritrovi a contemplarne il fascino senza tempo: il teatro Massimo “Vittorio Emanuele” di Palermo. L’occhio e l’animo dell’osservatore vengono estaticamente rapiti dall’armonia delle sue forme. Il teatro lirico più grande d’Italia salì molto presto agli onori della cronaca internazionale ed ebbe come mission quella di radunare un pubblico scelto di colti melomani. La prima pietra del teatro fu posta il 12 gennaio 1875, in presenza del sindaco Emanuele Notarbartolo. Nel 1864, a firma del sindaco Antonio Starrabba, marchese di Rudinì, viene indetto un bando di concorso internazionale per l’individuazione di un progettista in grado di realizzare il capolavoro di fin de siècle; nel bando era richiesta una capienza complessiva di almeno 3000 spettatori e la spesa massima fu fissata nel limite di 2.500.000 lire. Viene concesso un ampio lasso di tempo, due anni, data l’importanza della commissione, per presentare il progetto. A Palermo arrivarono ben 35 progetti italiani e stranieri che furono esposti nella chiesa di San Domenico. Il 15 agosto 1868 la giuria del concorso inizia il vaglio delle proposte, fino al 2 settembre. Il 4 settembre dello stesso anno verrà comunicato a Giovan Battista Filippo Basile di aver ricevuto l’incarico di progettare il teatro. Oggi possiamo ammirare un bel modello ligneo del vincitore proprio nel foyer del teatro. L’architetto individuò il sito su cui sarebbe sorto il teatro in una zona della città che all’epoca non ne rappresentava ancora il cuore pulsante. L’illuminato architetto ebbe una straordinaria e visionaria intuizione: la presenza di un teatro avrebbe costituito una forte spinta allo sviluppo urbanistico ed economico di un nuovo quartiere. In loco sorgevano antichi e pregevoli complessi seicenteschi del monastero delle Stimmate e di San Giuliano, ivi compresa l’annessa Chiesa e gli orti dei due monasteri. Fu ricavata una superficie di circa 25.000 mq, che oggi costituisce l’assetto urbanistico di piazza Verdi. Giambattista Basile morì prematuramente, nel 1891, all’età di 65 anni, privato della soddisfazione di poter vedere ultimato il suo capolavoro. Il porticato del teatro fu listato a lutto dagli operai e dagli allievi che nutrivano un’ammirazione profonda per il maestro. Sarà il figlio Ernesto a dare seguito alla prosecuzione dei lavori e a far porre i due leoni bronzei ai piedi della scalinata, plastiche raffigurazioni della Lirica e della Tragedia, opera degli scultori Rutelli e Civiletti. Porta la firma di Antonio Ugo il busto bronzeo di Verdi nell’adiacente aiuola di sinistra. All’interno del teatro campeggiano capolavori realizzati da Ettore De Maria Bergler, Rocco Lentini, Francesco Padovano, Michele Cortegiani e Giuseppe Enea, sapientemente guidati dall’indiscusso genio di Ernesto Basile. Svettano sul soffitto della sala degli spettacoli motivi floreali tipici dello stile liberty che celebrano il trionfo della Musica e delle arti. Il palco reale è un tripudio di scintillanti apparati decorativi lignei e in stucco rivestito in oro zecchino, realizzato dallo scultore Salvatore Valenti. La prima opera al Teatro Massimo è datata maggio 1897: alle ore 21 il maestro Leopoldo Mugnone si accingeva a dirigere Falstaff, l’ultima opera di Verdi. In quello stesso anno verranno rappresentate La Gioconda di Ponchielli e la Bohème di Puccini. La visibilità del capoluogo siciliano segna un prestigioso balzo in avanti. La città di Palermo taglia finalmente un prestigioso traguardo nel panorama della cultura internazionale.
di GIANLUCA GIOE’