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Cronaca

Stupro in Villa Bellini: sit-in per chiedere sicurezza

di Elisa Petrillo -





di ELISA PETRILLO – Stupro in Villa Bellini: sit-in per chiedere sicurezza

Un richiamo alla giustizia e alla sicurezza per una città che pochi giorni fa, il 30 gennaio, si è risvegliata con il cuore pesante, segnata da un atto di violenza inimmaginabile che ha scosso l’animo dei suoi concittadini fino al suo nucleo più profondo. Nei giardini di Villa Bellini, un luogo che dovrebbe essere un rifugio di pace e bellezza, una ragazza di soli 13 anni è stata brutalmente aggredita e stuprata da 7 belve, sotto gli occhi del suo fidanzatino. Questo orrendo episodio, avvenuto nel cuore della città etnea, ha messo in luce una verità scomoda e dolorosa: la sicurezza, soprattutto delle donne e delle ragazze, miraggio in un contesto urbano dove la violenza sembra sempre in agguato. La risposta della comunità a questo crimine è stata un misto di rabbia, dolore e determinazione sfociato in un sit- in di protesta che ha visto la presenza di circa 250 persone, troppo poche, principalmente donne, radunate davanti alla prefettura, reclamando azioni concrete per la sicurezza. Questa partecipazione, sebbene significativa, sottolinea un’amara realtà: non erano in tanti quanto avrebbero dovuto essere. L’entità del crimine, nella sua crudele violazione dell’innocenza e della sicurezza personale, avrebbe dovuto mobilitare un’intera cittadina, eppure la risposta non è stata all’altezza dell’urgenza e della gravità dell’atto. L’aggressione, avvenuta solo poche settimane fa, ha lasciato una cicatrice non solo sulla giovane vittima ma sull’intera comunità. Le circostanze dell’attacco, in pieno giorno e in un luogo tanto frequentato quanto amato dai catanesi, pongono interrogativi sull’efficacia delle misure attualmente in atto per proteggere i più vulnerabili. Il sit-in, organizzato dalle donne di Cgil, Udi, la Ragnatela, Città felice, Fare stormo- il Cerchio delle donne, Fnism Catania, Femministorie, Auser, Anpi, Antimafia e legalità, Governo di lei, Immagina Motta S.Anastasia, Memoria e Futuro, Rete Restiamo Umani, Rete Studenti Medi, Shamofficine, Sunia e Udu, ha evidenziato l’indignazione collettiva. Le voci che si sono levate durante la manifestazione hanno chiesto non solo maggiore illuminazione nelle strade o negli angoli più bui o un aumento delle telecamere di sorveglianza, ma anche un cambiamento radicale nell’approccio alla sicurezza urbana. “Dove erano tutti quando avevamo bisogno di unire le forze contro questo flagello?” ha lamentato una partecipante, sottolineando la disparità tra la gravità degli eventi e la reazione pubblica. In questo contesto di dolore e lotta, emerge la necessità di un dialogo aperto e continuo tra cittadini e istituzioni, con l’obiettivo di costruire strategie di prevenzione efficaci e di promuovere una cultura del rispetto e della sicurezza. La lotta contro la violenza sulle donne richiede un impegno collettivo, che vada oltre le manifestazioni sporadiche e si traduca in azioni quotidiane di sostegno e vigilanza. “Reagiscano gli uomini” ha detto Anna Di Salvo dell’associazione “Città Felice”. Anche il Codacons scende in campo e torna a chiedere un intervento dell’esercito per garantire la sicurezza a Catania. “Sono anni che lanciamo appelli incessanti verso le autorità competenti, sollecitandole a dispiegare unità militari a supporto delle forze di polizia locali. Pur riconoscendo la dedizione e il valore del lavoro svolto da queste ultime, è evidente che i loro sforzi, per quanto lodevoli, non bastano a mantenere l’ordine pubblico in una realtà complessa e sfidante come quella della Sicilia. Il recente e tragico episodio di violenza subito da una giovane ragazza di appena 13 anni non è che l’ennesimo capitolo di una serie di eventi che evidenziano un’allarmante indifferenza criminale verso il rispetto delle leggi, alimentata dalla convinzione di una quasi certa impunità. È preoccupante notare come, in particolare a Catania, stia prendendo piede tra le giovani generazioni una pericolosa tendenza all’illegalità, favorita da una situazione di sicurezza carente. Questo contesto prefigura il rischio di un’escalation di violenza, una spirale che dobbiamo assolutamente interrompere per salvaguardare il tessuto sociale e l’ordine pubblico”. È tempo che ogni cittadino, ogni associazione, ogni istituzione prenda atto della propria responsabilità nel contrastare la violenza di genere, affinché la sicurezza diventi un diritto inalienabile per tutti. La memoria di questo evento doloroso, devono incitare a una riflessione profonda e a un impegno rinnovato, perché nessuna donna, nessuna ragazzina, debba mai più sentirsi sola nella lotta contro la violenza.